Sguardi Migranti, la centralità della persona nell’accoglienza

Posted on 27 Giu 2012


Una mostra per raccontare i volti, gli sguardi dei migranti accolti in Sardegna. Farida, cinque anni, è arrivata dal Togo lo scorso giugno con la sua famiglia. Del viaggio dalla Libia a Lampedusa ricorda soprattutto il sapore dell’acqua salata, del mare. Ora ha iniziato a frequentare la scuola materna, insieme a suo fratello Abd Bassit, tre anni. Il suo volto è stato scelto per rappresentare la “Giornata mondiale del rifugiato 2012”. Lamine, 20 anni, originario del Mali, nonostante i mesi trascorsi a Cagliari, non riesce ancora a capire la lingua italiana. Esofa, 36 anni, è arrivato dal Togo dove era minacciato di morte: gli è stato negato il permesso di soggiorno, ora deve fare ricorso. Vittoria ed Emmanuel sono entrambi nati a Cagliari, sette mesi fa; Imaculate e Angel, originarie della Nigeria, hanno iniziato ad andare a scuola. 

Nomi, volti, sguardi. Sono alcuni degli immigrati arrivati dalla Libia lo scorso anno, accolti dalla Comunità la Collina. Sono loro i protagonisti della mostra “Sguardi migranti”, organizzata a Cagliari in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. “Un lavoro corale – spiega Giuseppe Sedda, operatore della Collina e fotografo – : le foto non sarebbero comprensibili senza i pannelli che raccontano le singole storie di fuga preparate con l’aiuto degli altri operatori, necessarie per capire a fondo le motivazioni che spingono queste persone a lasciare le loro terre”. Scatti che catturano scene di vita quotidiana, per cercare di raccontare l’immigrazione nella sua “normalità”, al di là dell’emergenza: “Dietro quegli sguardi ci sono persone che aspirano a vivere la loro vita con dignità e con i diritti che spettano loro”, spiega Sedda. 

La Comunità La Collina, con il “progetto Odissea”, è uno degli attori impegnati in prima linea nell’accoglienza dei circa 500 richiedenti asilo arrivati in Sardegna dal Nord Africa, insieme alla Provincia di Cagliari e al progetto locale dello SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Se i numeri della nostra Isola sono minimi rispetto a quelli mondiali – 42 milioni di persone sradicate dalle loro case con la forza, e più di un milione di migranti che, negli ultimi 18 mesi, sono fuggiti da paesi in guerra, come Libia, Somalia, Sudan, Costa d’Avorio, Mali, Siria – , l’impegno è continuo. Obiettivo, “abbattere i pregiudizi – spiega Don Ettore Cannavera, responsabile della Comunità La Collina -, trovare l’umano in ciascuno di noi, al di là della razza e del colore della pelle”. 

Il modello SPRAR (151 progetti in tutta Italia) mette in primo piano il ruolo dei comuni e degli enti locali, cercando di diffondere una rete sul territorio, in stretta collaborazione con il terzo settore. Sono circa tremila i posti disponibili a livello nazionale, a cui si sommano i novemila dei centri governativi e i 21mila posti straordinari allestiti dalla protezione civile: “Numeri che ci mostrano come, nonostante gli sforzi, il percorso di accoglienza in Italia resti ancora molto lungo –  spiega Maria Silvia Olivieri, del Servizio centrale Sprar -: ci sono persone a cui tutt’ora non riusciamo a dare risposte, colpa anche dei media che ci trasmettono una percezione sbagliata del fenomeno migratorio. Basta dare uno sguardo alle principali testate giornalistiche per sentire parlare di “esodo”, “assedio”: sono invece persone che hanno un volto, una storia, di fronte a cui non possiamo rimanere indifferenti”. 

Parola d’ordine, il passaggio da ospite a cittadino: come ribadito da Silvana Arbia, giudice presso il Tribunale internazionale dell’Aja, si tratta di persone “che non possono essere lasciate sole nel loro cammino verso un luogo sicuro che rispetti la loro dignità e li aiuti a sentirsi a casa”. La strada giusta è “ottimizzare le risorse disponibili – continua la Olivieri – , attraverso il coinvolgimento diretto degli enti che hanno già esperienza in questo settore”. 

  


 MARIA CHIARA CUGUSI, giornalista professionista e dottoranda in studi africani presso la Facoltà di Scienze politiche di Cagliari. Attualmente sta portando avanti un progetto di ricerca sulla Tunisia. Specializzata nelle tematiche di immigrazione e intercultura, collabora anche con la Caritas diocesana di Cagliari.