È il terzo giorno di silenzio per le strade di Nairobi. Sono tornate a casa le folle ebbre che sabato 2 marzo hanno preso la città, lasciando le strade deserte ricoperte di volantini, manifesti e cappellini di colore rosso del TNA, il partito che ha prenotato con largo anticipo tutte le sedi disponibili in centro città per la mobilitazione di massa finale nell’ultimo giorno di campagna elettorale. Una macchina logistica imponente ha visto diversi mezzi sottratti al trasporto pubblico per garantire il deflusso dei seguaci della Jubliee Coalition dall’Uhuru park. Dopo la manifestazione, gli autobus comuni adibiti a carri da parata, carichi di uomini vestiti di rosso hanno fatto il loro ingresso trionfale in Kenyatta Avenue, la via principale intitolata al primo presidente del Kenya e padre di Uhuru Kenyatta, di chiaro valore simbolico per l’attuale candidato alla presidenza, in un clima di festeggiamento pacifico ma carico di tensione nell’aria, quasi inquietante considerando che mancavano ancora 2 giorni all’appuntamento con le urne.
Dalle 3 del mattino di lunedì, i kenioti hanno cominciato le chilometriche code per esprimere il proprio voto. Le elezioni si sono svolte in modo più o meno pacifico, con la sola eccezione della zona costiera, dove sono stati riportati episodi di attacchi ai seggi e alla polizia che hanno causato la morte di alcuni poliziotti. In generale, l’affluenza é stata molto alta e non sono mancati problemi logistici o di natura tecnica nel causare forti ritardi.
I risultati provvisori sono attualmente in forte contraddizione con quanto previsto dalla maggioranza dei sondaggi: Uhuru Kenyatta sarebbe in vantaggio con ben oltre il 50% dei voti necessari per evitare il secondo turno elettorale, che pure si riteneva essere molto probabile.
Non é un buon segno l’alta percentuale di voti annullati, ancora da confermare. Non sono inoltre mancate notizie preoccupanti quali l’uccisione di un rappresentante della Commissione Elettorale Indipendente (IEBC) che trasportava le scatole con le schede elettorali da parte di un poliziotto che avrebbe sparato accidentalmente.
Memori degli incresciosi fatti che hanno insanguinato il Kenya a seguito delle contestate elezioni del 2007, la maggior parte degli espatriati, cooperanti e staff delle numerose agenzie della Nazioni Unite ha lasciato il Kenya come misura precauzionale.
World Friends non lascia il Kenya e continua le proprie attività sul campo: il Neema Hospital rimane aperto 24 ore su 24. Approfittando della ridotta affluenza di pazienti nella giornata del voto, ieri si é tenuto, presso il nuovo Centro di Formazione Professionale del Neema, un corso sull’emergenza per gli operatori medici e paramedici, che saranno pronti a rispondere in caso di violenze.
Restiamo in attesa, sperando che non si verificherà un’ esplosione di violenza che andrebbe soltanto a colpire ulteriormente le classi sociali marginalizzate senza per contro risolvere gli enormi problemi radicati nelle ingiustizie strutturali di questo paese.
Nairobi, 5 marzo 2013
HELENA PES – Laureata in Scienze Politiche all’Università di Cagliari, ha poi continuato gli studi a Bologna dove si e’ specializzata in Cooperazione e Sviluppo Locale e Internazionale. Dal 2009 vive e lavora in Kenya, dove scrive e collabora con l’ONG italianaWorld Friends. Attualmente si occupa di comunicazione e cura l’”osservatorio” in vista delle prossime elezioni in Kenya.
Quest’articolo è stato pubblicato su World Friends Onlus.