Raccontami quella volta che in Angola…(3)

Posted on 21 Giu 2011


Wazekele kyebhi Calandula? (Come hai passato la notte Calandula?)

…Finalmente stiamo entrando a Malange. All’esterno della stazione dei pullman ci sono le moto-taxi, che nelle Province sono il mezzo di trasporto più frequente: per 0,80 centesimi di euro possono portarti dove vuoi. Ne prendiamo due e dopo un’ora di ricerca troviamo una stanza in una piccola pensione in stile coloniale. Senza perdere tempo, paghiamo per due notti, appoggiamo le borse e scendiamo in strada. I ragazzi ci informano che la strada per Calandula è ottima e in un’ora e mezza al massimo potremmo arrivare alle cascate. Ci indicano un amico che fa il servizio-taxi il quale – dopo una breve contrattazione – ci assicura per 80 dollari la sua disponibile per tutto il giorno successivo. La partenza è fissata per le 8.00. Noi intanto abbiamo ancora un po’ di tempo per visitare la città di Malange. Come la maggior parte delle città in Angola si nota negli edifici l’influenza architettonica del colonialismo portoghese. Nella città le case rispettano un piano urbanistico quindi sono in linea le une con le altre e lasciano spazio per strade larghe e dritte. Al contrario nella periferia, dove l’urbanizzazione non è stata regolata, si nota come chiunque tenti di occupare tutto lo spazio disponibile, anche a costo di avere una finestra che da sulla facciata del vicino o a ridosso della strada.Malange non è grande, possiamo passeggiare tranquillamente. E’ molto carina. I segni della guerra non sono palesemente visibili, ma stando attenti si può notare che qualche palazzina ha ancora sulle pareti i buchi dalle granate e delle pallottole. La stazione ha subito molti danni ed è stato più semplice costruirne una di sana pianta piuttosto che ristrutturare quella antica. La carcassa di un treno arrugginito sta ancora in piedi sui binari ormai morti, quasi aspettando ancora il fischio per partire.  Scattiamo qualche foto, giriamo un piccolo video e intanto arriviamo fino alla Cattedrale. In Angola le chiese sono state costruite quasi tutte negli anni della colonizzazione portoghese: quello che fa sorridere e che da un senso di familiarità ad ogni Provincia è che la struttura delle chiese sia quasi identica in ogni città.

Facciamo ancora qualche foto nel giardino della casa del vescovo e decidiamo di andare a sederci nella piazzetta principale. C’è un po’ di caldo e ci sediamo all’ombra di una bouganville che arrampicandosi ha formano un gazebo naturale. Poco lontano, notiamo delle lastre su cui si intravedono delle scritte. Avvicinandoci, ci accorgiamo che le parole sono state composte con i proiettili, i quali poi sono stati cementati sulla base di pietra. Queste scritte sono un omaggio dello Stato Angolano a Fidel Castro e alle truppe cubane che hanno lottato per difendere l’Angola dall’esercito mercenario e razzista del Sud Africa. Come cornice di questa scritta ci sono delle armi, anch’esse cementate nella pietra. É la prima volta che tocco un’arma e mi fa una certa impressione immaginare cosa questa abbia fatto e quali vite può aver troncato o cambiato. Ancora qualche foto, poi rientriamo alla pensione a prepararci per la cena.

Andiamo a cena in un piccolo ristorante vicino alla pensione, gestito da portoghesi, self-service a peso. Naturalmente il conto è caro per quello che si mangia (20 € a testa), ma siamo abituati. Qualche chiacchiera ancora nel ristorante e poi decidiamo di andare a dormire.

Il ragazzo che ci accompagnerà a Calandula arriva puntualissimo. Il cielo è nuvoloso, ma non c’è caldo. Facciamo un viaggio molto tranquillo, la strada è come ci avevano detto, é ottima. Gli unici momenti in cui rallentiamo sono quelli in cui attraversiamo dei piccoli ponti, che non sono in buone condizioni. L’impresa che si occupa di riabilitare le strade è diversa da quella che si occupa dei ponti e spesso, come accade in molti settori, non c’è integrazione, quindi ogni impresa lavora per conto suo, rendendo i lavori pubblici interminabili e creando dei disagi enormi alla popolazione. Arrivando a Calandula si nota una grandissima nuvola e non si immagina che sia l’effetto degli spruzzi d’acqua della cascata. E’ impressionante!

Calandula è un piccolo comune con forse un centinaio di case, il municipio, una scuola, un hotel, un distributore di benzina, qualche piccolo negozietto e un panificio. Nessuno potrebbe ipotizzare che a 10 km da questo piccolo abitato si trovi una delle bellezze più incantevoli di tutta l’Africa. Arriviamo e parcheggiamo in uno spiazzo asfaltato. Il punto migliore per vedere le cascate è a 100 m dal nostro parcheggio, e nella seconda metà del percorso da fare per raggiungerlo si cammina su delle grandi pietre lisce. Davanti a noi solo vapore. L’amministrazione locale ha costruito una casetta che viene usata come belvedere. Lo spettacolo che si apre ai nostri occhi toglie davvero il fiato. Cascate d’acqua che scendono dalle pietre, tra gli alberi, circondate di un verde splendido che, nonostante la giornata, ci lasciano senza parole. Nessuno dei due aveva mai visto uno scenario simile e lo spettacolo è stupendo. L’acqua sgorga dalle rocce con una forza impressionante e si scarica nello strapiombo andando a formare il fiume Lucala.  Ciò che più mi lascia sorpresa è il rumore fortissimo che scaturisce da questa immane portata d’acqua, e nel belvedere per comunicare dobbiamo quasi gridare. Passiamo quasi tre ore alle cascate; scattiamo moltissime fotografie, giriamo dei piccoli video, chiacchieriamo con gli altri turisti. Prima di andare via, decidiamo di bere qualcosa nel piccolo bar improvvisato ma provvidenziale. Nonostante sia una delle attrazioni naturali più visitate d’Angola, il luogo non è ancora attrezzato turisticamente, ma forse per questo ancora più attraente. E per noi non è un problema: la ragazza che gestisce il bar sta arrostendo al barbecue delle cosce di pollo e, vista l’ora, chiediamo che ne prepari una anche per noi.  Già si è fatto tardi e siamo un po’ stanchi, decidiamo di rientrare a Malange. Quando rientriamo in albergo sono quasi le 15, ma siamo troppo stanchi per andare a pranzo, quindi decidiamo di riposarci un po’. Non siamo preoccupati per l’orario, in Angola i ristoranti non ne hanno uno definito, sono molto flessibili. Fino al tardo pomeriggio si può ancora trovare qualcosa da mangiare, ed alcuni ristoranti fanno l’orario continuato, variando di poco le pietanze tra pranzo e cena. Alla fine siamo veramente troppo stanchi e ci svegliamo che sono quasi le 17.00 e siccome non vale la pena fare le cose di fretta, ci prepariamo con calma e alle 19.00 andiamo a cena. 

 Le chiacchiere del dopo cena ci portano a fare un piccolo bilancio di questi giorni. Molto intensi per entrambi, ma nonostante la stanchezza, che sentiremo solo il lunedì successivo in ufficio, siamo contenti e rilassati. Questa vacanza sta veramente quasi per finire, la prossima giornata sarà occupata quasi completamente dal viaggio di ritorno; sarà un viaggio più lungo dell’andata, perché le soste per far compere da portare a Luanda saranno più numerose. Ma non importa. Dopo questi anni vissuti in Angola, tutte quelle ore di viaggio sono normalissime: la cosa importante ora è aver raggiunto il nostro obiettivo e la soddisfazione vince la stanchezza.

Domani si ricomincia, fino alla prossima occasione, fino al prossimo viaggio.

Fine!

Trovate qui la prima e la seconda puntata

FEDERICA PILIA è di Seneghe, paese in provincia di Oristano. Laureata in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Cagliari, dal 2006 vive e lavora in Angola nella cooperazione allo sviluppo. Attualmente è consulente per il monitoraggio e la valutazione dei progetti per l’organizzazione non governativa CARE International.