“Perle” di Mia Couto

Posted on 10 Gen 2012


“Perle” è una raccolta di ventinove racconti brevi, talvolta brevissimi, dell’autore mozambicano Mia Couto. Nel titolo originale portoghese (O fio das missangas, “Il filo delle perline”), l’attenzione è posta non tanto sulle perle, ma sul filo che le tiene assieme, che come come suggerito dai versi di apertura, rappresenta il ruolo del poeta/scrittore: invisibile, eppure essenziale. Per di più, le perle di cui si parla non sono i nobili prodotti delle ostriche (che si chiamerebbero pérolas), ma le più modeste missangas, le perline colorate di vetro, plastica o altri materiali tanto diffuse in Africa.

Ciascuna di queste ventinove “perle” è una storia diversa dalle altre: alcune sono narrate in prima persona, altre in terza persona; qualcuna è ambientata nel passato coloniale, altre ai giorni nostri, altre ancora si situano in un tempo non ben definito. In alcuni casi, il realismo la fa da padrone, come nelle storie che raccontano di infedeltà coniugali e violenze domestiche – tanto diffuse in Mozambico –, in altre invece si narra di fenomeni soprannaturali: pesci parlanti, uomini volanti, e così via.

Il filo invisibile che tiene assieme racconti tanto diversi tra loro è l’abilità di Mia Couto nel raccontare il suo Paese, muovendosi nel tempo e nello spazio, e dando voce a numerosi e diversi personaggi: donne, uomini, giovani, vecchi. Nel giro di poche pagine – l’intero libro non arriva a contarne centotrenta – si passa dai pensieri di una donna che va a trovare in ospedale il marito infermo, nella speranza che questi la lasci presto vedova, al punto di vista del ragazzino cui il padre impone di frequentare la figlia del sindaco, obesa ed emarginata, alla storia del colono portoghese bigotto, razzista e violento. Tutti questi personaggi, i loro pensieri, le loro gioie e le loro miserie, sono tutti sfaccettature del Mozambico, complesso e per certi versi incredibile.

“Perle” si lascia leggere facilmente: può tenere compagnia in un pomeriggio invernale, oppure essere centellinato nel corso di un mesetto, concedendosi poche pagine ogni sera prima di dormire. Lo pubblica Quarup, il prezzo di copertina è di 13,90 Euro, qui trovate le informazioni per l’acquisto.

Mia Couto (pseudonimo di António Emílio Leite Couto) non è solo il più noto scrittore mozambicano, ma uno dei principali autori lusofoni. Il suo personalissimo stile è caratterizzato da una costante creazione di neologismi spesso di influenza mozambicana, tuttavia rispettando i canoni della formazione delle parole nella lingua portoghese.

Nato a Beira (seconda città del Mozambico) nel 1955, nei primi anni settanta si arruola nel FRELIMO (Fronte di Liberazione Nazionale del Mozambico), movimento clandestino che lotta per l’indipendenza del Mozambico, pur essendo lui stesso figlio di portoghesi. Anche dopo l’indipendenza continuerà ad interessarsi di politica.

Nonostante la sua attività di giornalista prima, poeta e scrittore poi, la formazione di Mia Couto è scientifica: interrotti gli studi di medicina, si laureò più avanti in biologia. Ancora oggi continua ad esercitare la professione di biologo: oltre ad essere professore universitario (ha una cattedra all’Università Eduardo Mondlane di Maputo), svolge attività di ricerca nel campo dell’impatto ambientale. In passato, è stato anche responsabile della riserva naturale di Inhaca, splendida isola a 40km al largo della città di Maputo.

ANNALISA ADDIS – CSAS, Centro Studi Africani in Sardegna