Mobilità e cooperazione tra Università. Il caso di Cagliari e Saint Louis

Posted on 14 Dic 2010


Nella prospettiva di una crescente internazionalizzazione delle Università, i programmi di mobilità studentesca costituiscono una grande occasione sia per confrontarsi e interagire con una nuova cultura sia per dare un valore aggiunto alla propria formazione accademica. Se nel passato la mobilità degli studenti era concepita in una logica secondo la quale le migliori competenze potevano essere acquisite solo nei paesi sviluppati del Nord del mondo, oggi invece sono sempre più numerosi gli studenti provenienti dai paesi occidentali che decidono di arricchire la loro formazione nelle regioni del Sud.

Questa nuova direzione negli scambi universitari è stata incoraggiata con forza anche dall’Università degli Studi di Cagliari che, in collaborazione con il Settore Relazioni Estere (I.S.M.O.KA), ha  sottoscritto un accordo di mobilità con l’Université Gaston Berger di Saint Louis in Senegal.

Avere la possibilità di partecipare al programma di mobilità Globus, mi ha dato la straordinaria occasione di soggiornare nella caratteristica cittadina di Saint Louis da Settembre 2009 a Marzo 2010, sostenendo i miei ultimi esami e dedicandomi alla ricerca per la tesi presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Université Gaston Berger.

Fondata nel 1990, questa giovane e dinamica università è attualmente al suo ventesimo anno di attività ed è considerata un vero e proprio polo di eccellenza destinato a formare la futura classe dirigente senegalese. Fin dalla sua nascita, si è applicato un severo contingentamento nelle iscrizioni selezionando attraverso test competitivi i propri studenti in modo da garantire una migliore qualità nell’offerta formativa. Il sistema universitario è modellato secondo gli stessi schemi del sistema educativo francese ed è stata avviata lentamente una sua riorganizzazione in linea con il percorso d’integrazione europea stabilito dal Processo di Bologna. L’università sta attualmente effettuando una transizione dal vecchio sistema dei cicli al sistema LMD (Licence, Mastère, Doctorat) e introducendo i crediti formativi.

L’Università di Saint Louis gode di un’ottima fama all’interno dell’Africa Subsahariana, accogliendo ogni anno circa 4.500 studenti provenienti non solo dal Senegal ma anche da svariati paesi dell’Africa Occidentale e Centrale. L’ambiente multiculturale è arricchito  dalla presenza costante di studenti “toubab (bianchi) il cui numero tende ad aumentare di anno in anno grazie a una sempre maggiore cooperazione inter-universitaria stipulata con i paesi occidentali.

 Sicuramente questo melting pot accademico è stato uno degli aspetti più interessanti ed inaspettati di tutta l’esperienza. Ritrovarsi a seguire le lezioni all’università in compagnia di studenti non solo senegalesi ma anche congolesi, marocchini, nigeriani o francesi mi ha regalato la grande occasione di entrare in contatto con un’umanità variegata e portatrice di tradizioni, identità e abitudini differenti dalle nostre.

In realtà è solo nel rapporto quotidiano con l’altro che ci si rende conto di quanto queste “diversità”, come la lingua o la religione, siano marginali. Nonostante le difficoltà che il contesto precario dell’Africa Subsahariana impone nel quotidiano agli studenti universitari, al termine di un percorso di formazione in cui si è investito gran parte del proprio tempo e risorse familiari, le aspettative, le speranze e le paure di uno studente senegalese o mauritano risultano essere del tutto analoghe a quelle di un qualsiasi collega europeo.

La partecipazione a un programma di scambio è un’esperienza formativa e di vita nel corso della quale, accanto alla conoscenza di un differente sistema universitario e nuovi contenuti accademici, si approfondisce la conoscenza diretta del nuovo paese: la sua organizzazione sociale, le sue condizioni di vita, il suo sistema economico e politico, il suo rapporto con il mondo globalizzato. Pur avendo la possibilità di alloggiare nel campus dell’università (situato a 15 km di distanza dal centro abitato), per conoscere più a fondo la realtà senegalese, ho preferito vivere nella cittadina di Saint Louis, antica capitale dell’Africa Occidentale Francese e dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO.

Fuori dalle mura dell’università, sono stata a contatto quotidianamente con un contesto complesso ma decisamente stimolante. Dietro la povertà, i problemi socioeconomici tipici di un paese in via di sviluppo, la mancanza di infrastrutture e gli inconvenienti frequenti durante la stagione delle piogge dovuti alla mancanza di elettricità ed acqua nelle case, nei mesi del mio soggiorno ho scoperto una cittadina ricca di storia, cultura ed animazione.

Ho conosciuto una popolazione accogliente e aperta nei confronti dello straniero, composta da una maggioranza musulmana, una minoranza cattolica e da una ventina di  gruppi etnici che nonostante le loro identità distinte, rappresentano un ottimo esempio di convivenza pacifica e tollerante

Un clima tropicale, paesaggi rigogliosi, città caotiche con mercati vibranti, spiagge solitarie, villaggi remoti, feste tradizionali, cerimonie religiose, arte e una vita notturna coinvolgente, sono stati tutti elementi che hanno caratterizzato il mio primo approccio con l’Africa, rendendo il soggiorno istruttivo ed avventuroso attraverso un’esperienza che ha superato di gran lunga tutte le mie aspettative.

Auspicando che esperienze del genere non rimangano percorsi di formazione isolati ma comuni a un numero sempre crescente di studenti, si sottolinea l’importanza della mobilità studentesca verso i paesi in via di sviluppo soprattutto nell’ottica di una maggiore conoscenza reciproca e di una migliore comprensione dei problemi che affliggono il villaggio globale. Appartiene alle università parte della responsabilità nella costruzione di “ponti” tra il Nord e Sud del mondo, trovandosi nella prospettiva ideale per usare la cooperazione internazionale non solo come strumento per colmare le lacune conoscitive e scientifiche ma soprattutto per arricchire il dialogo tra popoli e culture diverse.

SARA CARRUS, Laureata in Relazioni Internazionali – Facoltà Scienze Politiche, Cagliari