‘Ala al-Aswani, famoso per il romanzo Palazzo Yacoubian che, per numero di copie vendute, è secondo solo al Corano, è considerato il più importante scrittore egiziano contemporaneo. Tra i fondatori del movimento Kifaya* (Basta così!), l’autore rappresenta da diversi anni una delle figure dell’opposizione al regime di Mubarak.
In questo libro racconta, attraverso una serie di articoli pubblicati su diversi giornali egiziani di opposizione (il più vecchio risale al novembre 2006, il più recente al dopo Mubarak), le motivazioni e gli elementi di scontento che, il 25 gennaio 2011, hanno condotto alla rivolta. Gli egiziani si sono mobilitati per denunciare la corruzione, il sistema repressivo, l’assenza di stato di diritto, le elezioni truccate, la ricchezza di pochi e la povertà di tanti e, in particolare, la decisone di Mubarak di lasciare il potere al figlio Gamal comportandosi come se, secondo le parole dell’autore, l’Egitto fosse “un allevamento di polli e non un Paese con settemila anni di storia”.
Al-Aswani fa luce sulla situazione egiziana riportando e contestando, in maniera meticolosa, episodi che raccontano la violenza e la tortura della polizia contro i civili; i soprusi contro le donne (spesso considerate come “caramelle che non hanno cervello o sentimenti il cui unico scopo è essere mangiate con gusto”), la questione del velo e dell’abbigliamento femminile; la corruzione negli uffici, negli ospedali e nelle università; la libertà religiosa.
Il libro è percorso da un filo conduttore di speranza che si esprime, negli articoli relativi al periodo precedente alla rivoluzione, con la fiducia nella volontà degli egiziani di sollevarsi contro il regime per ritrovare la propria dignità e, nei capitoli più recenti, nella convinzione che quanto avvenuto all’inizio dell’anno rappresenti il punto di partenza per un nuovo Paese, perché coloro che sono scesi in Piazza Tahrir “potevano avere idee e ideologie differenti ma la cosa più importante è che perseguivano lo stesso obiettivo: buttar giù il dittatore e conquistare la libertà per l’Egitto”.
L’autore parla con orgoglio di questa rivolta che, come poteva sembrare, non è stata solo dei giovani perché “i giovani l’hanno iniziata e guidata, ma poi tutto il popolo si è unito a loro”, comprese le donne che “hanno partecipato alle proteste in piazza, dormendo fuori, nelle tende”.
Sarà forse passo decisivo verso quella unica soluzione democratica che l’autore richiama continuamente? La rottura è ormai avvenuta, ma il banco di prova saranno gli appuntamenti elettorali che, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, coinvolgeranno gli egiziani per il rinnovo del Parlamento e del Senato. E ancora di più lo sarà la stesura della nuova Costituzione, prevista per il 2012.
MARCELLA TRAMATZU, CSAS – Centro Studi Africani in Sardegna
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*Kifaya è un movimento politico nato a Il Cairo nel 2004 il cui scopo principale è l’opposizione al regime di Mubarak e alla possibile successione al figlio Gamal e la formazione di un sistema democratico egiziano. Formato da personalità di vario rango e ideologia (intellettuali; studenti; operai; laici; ecc), non è mai stato riconosciuto come partito politico e ha subito costantemente la repressione da parte del Governo.
‘Ala al-Aswani (Il Cairo 1957) ha studiato odontoiatria all’Università dell’Illinois a Chicago. Esercita tuttora la professione di dentista. Oltre a Palazzo Yacoubian (Feltrinelli 2006) e a La Rivoluzione Egiziana (Feltrinelli 2011), è autore di Chicago (Feltrinelli 2008) e Se non fossi egiziano (Feltrinelli 2009).
Per saperne di più: www.feltrinellieditore.it