“Just to let you know that I’m alive”. Il documentario sulle donne sahrawi

Posted on 2 Nov 2012


Degja è stata prelevata con la forza da casa sua, in un pomeriggio del 1980, da quattro poliziotti in borghese. Gettata nel retro di una Land Rover, trasportata da una prigione segreta all’altra, ha trascorso undici anni della sua giovinezza prigioniera e con gli occhi bendati, nella febbrile attesadell’interrogatorio e della tortura. Anche Soukaina ha vissuto per undici anni in una cella angusta. Dopo il suo arresto, la figlia minore è morta di stenti perché nessuno poteva prendersi cura di lei. Non aveva ancora compiuto un anno. Leila è una moderna Antigone, tormentata dall’impossibilità di dare sepoltura al cadavere del fratello Said, morto nel dicembre del 2010. La famiglia non fa che chiedere al governo marocchino l’autopsia sul corpo del ragazzo, ucciso dalla polizia in circostanze ambigue. Ma nessuna risposta, finora, è mai arrivata”.

Sono alcune delle storie di Just to let you know that I’m alive, di Simona Ghizzoni ed Emanuela Zuccalà. Girato tra il Sahara Occidentale e i campi profughi in Algeria, il documentario racconta la violenza e le torture contro le donne sahrawi, l’impatto della guerra e dell’esilio sulle loro vite. Testimonianze, diari e vecchie fotografie ricostruiscono la storia del popolo sahrawi, che dal 1991 aspetta il referendum sull’autodeterminazione.

Per completare la produzione del documentario c’è bisogno dell’aiuto di tutti!
Scoprite come fare sul sito emphas.is, c’è tempo fino al 22 novembre.

MARISA FOIS | AFFRICA – CSAS


Per saperne di più: Zona
Fonte: comunicato stampa