Internazionale: la sfilata di CalAfrica

Posted on 24 Mar 2011


Da Internazionale, che ogni settimana pubblica il meglio dei giornali di tutto il mondo, riportiamo questo bellissimo racconto di Geneviève Makaping, giornalista e antropologa camerunese che vive in Italia da più di vent’anni.

 

 

 

 

Cosenza 

La Calabria veste africano

Vestiti provenienti dal Camerun indossati quotidianamente dalle adolescenti. Abiti realizzati da una piccola sartoria che fa parte di un progetto dell’associazione Seguimi, nel villaggio Nkolbisson, alla periferia di Yaoundé in Camerun. Sartoria per la formazione e l’avvio al lavoro di ragazze madri. Abiti che sfilano davanti ai cosentini e agli africani residenti in Calabria. Alla loro prima uscita pubblica, con la benedizione degli assessorati alla cultura del comune e della provincia di Cosenza, gli associati di CalAfrica hanno avuto un grande successo.

L’Africa non è un paese

Abiti che arrivano dal Burkina Faso, dal Senegal. Abiti regalmente indossati da modelli calabresi e africani. Abiti che raccontano delle storie. Successo. Commozione. Curiosità. Giornalisti che dimenticano di prendere gli appunti e fotografi che dimenticano di scattare foto. C’è troppo da vedere. Meglio guardare e ascoltare le spiegazioni, pillole di informazioni culturali che accompagnano l’evento. Tutti seguono. C’è un clima di festa. Ma anche un momento intenso di scambio. Il conduttore, Ibrahima Deme Diop di CalAfrica, riesce solo a dire: “Ecco noi siamo questo: migranti di pace”. E i cosentini lo sanno. Forme. Musiche. Cibi. Colori. Tutto coniugato al plurale. Perché l’Africa non è un paese ma un continente ricco di diversità. Esplosione di colori degli abiti come quelli dei quadri appesi ai muri che raccontano il continente nero nei suoi vari momenti. Il tutto nel complesso monumentale di Santa Chiara, nel centro storico di Cosenza. Fine serata, tutti a danzare. Musiche africane, ovviamente. A tarda notte ho i crampi alle gambe. Vivo in Italia da 20 anni e non sono più abituata. Eppure tante volte ho ballato la tarantella. Che volete: sono “integrata”.

Fonte: Internazionale – numero 889, 17 marzo 2011