Incontrare e conoscere l’Africa. Politiche di decentramento, sviluppo e cooperazione

Posted on 1 Dic 2010


Durante la Conferenza di Studi Africanistici, organizzata dall’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e svoltasi nel capoluogo campano dal 30 settembre al 2 ottobre, più volte è stata rimarcata la necessità di “uscire dall’accademia per studiare l’Africa”. L’esigenza quindi di andare oltre i confini- nazionali e universitari- per entrare in contatto diretto con i Paesi africani, di fare progetti di cooperazione per mostrare le capacità che ha anche l’Università di partecipare allo sviluppo delle zone studiate.

Questo l’obiettivo del panel proposto dall’Università di Cagliari, dal titolo “Incontrare e conoscere l’Africa: nuove prospettive di studio?”. Sono stati presentati i progetti portati avanti negli ultimi cinque anni dagli storici e dai geografici della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli studi di Cagliari.

Patricia Gomes ha illustrato i risultati del progetto Donna e sviluppo rurale in Senegal. L’esperienza di Saint-Louis, finanziato dalla legge 19/96 della Regione Autonoma della Sardegna, analizzando, inoltre, le criticità riscontrate nelle varie fasi di indagine.  Tra le sue finalità principali, lo studio dell’elemento femminile nello sviluppo rurale della regione di Saint-Louis e il contributo delle donne al miglioramento delle condizioni di vita delle comunità locali, attraverso l’associazionismo nel settore del mercato informale.

Isabella Soi ha presentato la creazione e l’evoluzione della Scuola Rurale di Agricoltura di Djougoumta, (un villaggio del Mayo-Danay, in Camerun) che è potuta nascere grazie all’impegno delle associazioni dei genitori degli studenti, e ai finanziamenti di privati, ONG e della Fondazione Banco di Sardegna. Essi, assieme alla società civile,  rappresentano una parte attiva all’interno delle scuole, anche nella loro gestione, in considerazione del purtroppo frequente disimpegno dello stato.

Il progetto della Bottarga della Cooperazione, cofinanziato anch’esso dalla legge 19/96 della Regione Autonoma della Sardegna, è stato illustrato da Andrea Corsale. Ponendo particolare attenzione sulle problematiche della filiera produttiva del pesce, esso ha voluto contribuire concretamente e in modo durevole al miglioramento delle condizioni sociali ed economiche di una piccola parte della popolazione senegalese attraverso la valorizzazione delle tradizioni locali, lo sviluppo di competenze imprenditoriali ed il trasferimento di know-how tecnico-scientifico con gli strumenti del partenariato internazionale.

Giovanni Sistu evidenziando come il turismo sia stato un potente veicolo dei progetti di sostegno allo sviluppo, ha posto vari interrogativi di carattere economico ma anche inerenti i rapporti con le comunità locali alle quali ci si rapporta. E soprattutto ha ragionato sul ruolo dell’Università nella cooperazione allo sviluppo.

Bianca Carcangiu ha analizzato le differenze esistenti tra l’Africa Mediterranea e l’Africa sub-sahariana riguardo al processo di decentramento già in corso nel continente e ha analizzato le cause, risalenti fino al periodo coloniale, della crisi dello stato africano.

Stimolo importante è venuto dalla discussant Barbara Bompani, del Centre of African Studies dell’Università di Edimburgo, capace di porre l’accento sui punti più critici e ambigui del possibile ruolo del mondo universitario nel campo della cooperazione allo sviluppo.

Parole chiave, nonché filo conduttore, sono state decentramento, politiche di sviluppo e cooperazione: un tema importante, spesso misconosciuto, sottovalutato o male interpretato a livello accademico.

 

MARISA FOIS, CSAS – Centro di Studi Africani in Sardegna

Link: Conferenza di Studi Africanistici