Dal 4 al 6 aprile 2013 si è tenuto a Yagoua il 5° Festival des arts et de la culture Massa “Tokna Massana”, a cui ho dovuto per forza partecipare come Direttore del Centre Culturel et Musée de la Vallée du Logone. Nel Nord Camerun questi festival tribali sono diventati manifestazioni di grande interesse dove ogni tribù cerca di comunicare la sua immagine al resto del paese.
Cominciata nel 2003 a Yagoua, capitale dei Masa del Camerun, la serie è continuata poi ogni due anni, alternandosi tra Camerun e Ciad. Questa grande kermesse cerca, in qualche modo, di strutturare la società masa. Nei tre giorni un importante programma, che non è mai stato rispettato, cerca di mettere in moto tutta una serie di commissioni: artigianato, danze, lingua, accoglienza degli invitati. Ogni anno un tema diverso cerca di strutturare la popolazione masa, con una serie di discorsi sulla cultura, presentazione di progetti di sviluppo, presentazione di oggetti di artigianato, ricostituzione una unità di abitazione familiare. Spesso però la prolusione iniziale è affidata a stranieri: nel 2003 a Françoise Dumas-Champion, antropologa che ha pubblicato molto sui Masa, quest’anno al gesuita spagnolo José Luis Ferrer Soria, che ha lavorato a lungo con i Masa sia in Ciad che in Camerun.
Questi festival, che mettono in vedette i “grandi” – uomini politici masa, funzionari pubblici, militari, commercianti – sono stati spesso il trampolino di lancio per aspiranti politici, sia a livello locale che nazionale. In effetti il festival dei Masa è in mano ai partiti al potere: il RDPC in Camerun e il MPS in Ciad. Questi sfruttano a loro vantaggio l’esaltazione dei valori tradizionali, come l’iniziazione dei ragazzi, che dopo l’ultima edizione in Ciad nel 1975 (edizione voluta dal presidente della repubblica del Ciad Tombalbay, l’ultima vera iniziazione fu in Camerun nel 1954, dopodiché fu proibita dal potere musulmano che voleva islamizzare tutto il nord del paese) fu di nuovo ripresa prima timidamente nel 2009, e poi pienamente in tutto il paese masa e tupuri nel 2010. Nel 2009, in particolare, il bestiame da sacrificare per la preparazione dell’iniziazione fu pagato dalla cassa della Tokna Massana, allora in mano a un grande funzionario ministeriale che divenne subito dopo Segretario di Stato all’insegnamento superiore.
Per mezzo di queste manifestazioni i Masa continuano inesorabilmente l’integrazione dei piccoli gruppi periferici. Alla tokna partecipano i Gizey e i Wina, popolazioni certo vicine alla cultura masa, ma fino a pochissimi anni fa indipendenti e più orientate, dal punto di vista culturale, più verso il mondo tupuri che quello masa. Oggi dire a un Gizey che non è Masa è considerato un insulto. Altro piccolo gruppo che si sta integrando è quello degli Ham, popolazione residua (meno di 2000 persone) degli antichi abitanti delle rive del Logone prima dell’arrivo dei Masa.
Questo “imperialismo” masa si manifesta attraverso aspri dibattiti su internet ed è espresso in modo particolare da quello che è considerato l’inno della Tokna Massana:
“Massa, noi siamo una grande famiglia,
in piedi al suono del corno.
L’Islam non ci separerà,
il cristianesimo non ci separerà,
la politica non ci separerà.
Il Massa del sud fraternizza con quello del nord.
Il Wiyna si rifugia dai Muzuk
E il Gizey trova la pace preso i Waliya”
Questi festival esprimono tutta l’ambiguità del voler passare collettivamente la tappa della modernità restando, nello stesso tempo, resistenti alle pressioni della scuola, delle religioni rivelate e delle migrazioni in ambito urbano. Ma se i “grandi” si riuniscono in grandi assemblee denominate pomposamente “Stati Generali della cultura massa”, tutti gli altri vengono per la festa, il loro viaggio e cibo procurato spesso dall’organizzazione del festival o dal politico potente di turno.
Mentre ci si interroga sulla società e i suoi mali (il rimettere in auge l’iniziazione era giustificato dal fatto che tutti i masa non iniziati sono bambini, da cui risulterebbero le derive attuali: furto, alcolismo generalizzato, fuga in città dei giovani … ma poi si è constatato che l’iniziazione non ha corretto niente di questi atteggiamenti), pochi denunciano l’immobilismo e il lavoro nullo delle élite politico-sociali, che come dappertutto, finite le elezioni, se ne stanno nelle grandi città dimenticando il villaggio e la sua vita. In fin dei conti gli oppositori non si presentano, tanto non avrebbero voce in capitolo, i “grandi” si mettono in mostra e preparano le loro carriere, il popolo ha due giorni di festa, prima di tornare al duro quotidiano di sempre. I grandi discorsi e le risoluzioni prese negli Stati Generali sono dimenticati in fretta, nessuna decisione pratica viene presa e … ci rivedremo tra tre anni.
TONINO MELIS è prete, missionario in Ciad e Camerun dall’85, linguista e direttore del Centre Culturel et Musée de la Vallée du Logone a Yagoua, Nord Camerun.