Freedom Day: il Sudafrica celebra le prime elezioni democratiche del 1994

Posted on 30 Apr 2012


Johannesburg. La democrazia in Sudafrica diventa maggiorenne. Il 27 aprile di diciotto anni fa i sudafricani si recarono alle urne per le prime elezioni democratiche della loro storia, decretando la vittoria dell’African National Congress, insieme con l’elezione di Nelson Mandela come primo presidente del nuovo Sudafrica. Mentre scrivo, in tutto il paese si svolgono manifestazioni per celebrare questa data storica, tante le citazioni di Mandela, le interpretazioni in varie chiavi dell’inno nazionale, e i ricordi dei leader del movimento che non sono arrivati a vedere questo fondamentale traguardo per il paese. Non ultimo il segretario del partito comunista Chris Hani, che fu assassinato il 10 di Aprile 1993,  in pieno processo di transizione, proprio da chi non accettava che si potesse arrivare a una giornata come quella che oggi si celebra.

Sono tanti i temi che si incrociano in questa giornata che è fatta non solo di celebrazioni, ma anche di critiche per le promesse non mantenute e le aspettative tradite dal movimento di liberazione fattosi partito di governo. La situazione nelle zone rurali non è cambiata in maniera fondamentale rispetto al passato. Se non fosse per il fatto che a intervalli di 4 anni i lavoratori dei campi si mettono puntualmente in fila, ancora una volta per votare per la “loro ANC”, difficilmente queste persone si renderebbero conto di essere, almeno formalmente, dei liberi cittadini e non più degli schiavi. Collegata alla situazione delle realtà rurali, c’è la penosa condizione dell’educazione primaria, ancora di fatto segregata, non per legge, ma per censo. Nel paese che, almeno nel proprio discorso pubblico, punta all’educazione come via d’uscita dalla povertà e come condizione necessaria per la riduzione del tasso di disoccupazione, il fatto che i ragazzi e le ragazze di molte zone rurali debbano ancora fare lezione sotto gli alberi sembra a molti, e a ragione, un vero insulto.

Proprio mentre si svolgevano le celebrazioni, un evento di cronaca ha tenuto il Paese con il fiato sospeso. Un uomo di Durban, il capoluogo della provincia del KwaZulu-Natal, ha fatto irruzione in un’ospedale della città (il Westville Hospital) chiedendo, in punta di pistola, di essere visitato da un dottore. Le ultime notizie riportano che l’uomo è stato freddato da forze speciali della polizia, dopo aver ferito tre degli ostaggi che aveva sequestrato nell’ospedale, e che la situazione è sotto controllo. Non conosciamo nome e cognome di questa persona, in compenso ne conosciamo la patologia: disturbo bipolare. In poche parole, l’atto sconsiderato di un malato mentale che niente ha a che fare con l’inesistente sistema sanitario nazionale. Il Sudafrica ha infatti un sistema all’americana, con gli ospedali privati per i ricchi (al quale sto contribuendo mio malgrado) e quello degli ospedali per i poveri, sempre a corto di personale e di forniture. A onore del vero devo dire che il governo ha avviato la prima fase della costruzione di un vero sistema sanitario nazionale, ma il programma del governo prevede di completare questo processo in 14 anni da ora!

Nonostante ciò, il Sudafrica è davvero maggiorenne. Il rispetto reverenziale per l’autorità, rappresentata dall’ANC, non impedisce le critiche, che spesso si fanno molto accese. Durante le celebrazioni odierne il premier del Limpopo (la provincia più settentrionale del paese), Cassel Mathale, ha fatto accenno alla questione della nazionalizzazione delle miniere, dicendo che non è vero che una decisione in questo senso farebbe scappare gli investitori stranieri. Sembra quindi che ci siano altri disposti a cavalcare uno dei cavalli di battaglia di Julius Malema, il leader della lega giovanile dell’ANC che è stato definitivamente espulso dal partito lo scorso martedì (vedi articoli sul processo).

I giovani, dentro e fuori le strutture dell’ANC, sono la vera chiave di volta del paese. Sono loro quelli che scontano il prezzo di una crescita basata quasi esclusivamente sull’esportazione di materie prime e sull’espansione del settore finanziario con un tasso di disoccupazione superiore al 50 percento. Non a caso i programmi radio dedicati alla festività hanno ospitato moltissime loro testimonianze. Non è infatti solo la democrazia a diventare maggiorenne; quest’anno diventa maggiorenne anche la prima annata dei “born free” (i “nati liberi”): i ragazzi e le ragazze che hanno conosciuto l’apartheid solo attraverso i racconti dei loro genitori e nonni. Questi giovani saranno i primi elettori per i quali l’ANC non è altro che il partito al governo, per il quale esprimeranno la loro approvazione o la loro condanna alle elezioni del 2014, ma che già ora dimostrano di non essere affatto colpiti dalle memorie della lotta, ma di essere piuttosto pronti a intraprenderne una nuova.

CLAUDIA ORTU – Università di Johannesburg


Questo articolo è stato già pubblicato nel sito di Claudia Ortu – Il mondo del lavoro, il lavoro nel mondo