Diario di una Rivoluzione – Di nuovo in Egitto: primo voto post Mubarak

Posted on 21 Mar 2011


19 MARZO 2011

Omm Kalthum è tornata a cantare nei bar del borsa,  le strade sono affollate dal traffico di sempre e i vicoli sono di nuovo pieni del fumo dei narghilè.  Ma quello in cui sono tornata non è lo stesso Egitto in cui ho vissuto finora. Si sente parlare di politica dappertutto, e senza paura, anche oltre l’orario del coprifuoco. Si discute, ci si confronta, ognuno ha la propria opinione. Un’altra vittoria della rivoluzione. E in tutte le stazioni e i treni della metro è stato cancellato il nome di Mubarak, la fermata vicina alla stazione ferroviaria. Il popolo ha scritto con i pennarelli il nuovo nome: “rivoluzione del 25 gennaio”.

Oggi si vota per il referendum sulle modifiche della Costituzione, un si o un no per cambiare otto articoli. Ecco le prospettive: maggioranza di  si:  la commissione che si occupa delle modifiche fa parte del  Parlamento, che viene eletto a giugno e sarebbe formato solo dai gruppi politici attualmente più forti e organizzati (Partito Nazionale e Fratelli Musulmani).

Maggioranza di no: la Costituzione viene modificata da una commissione speciale che comprende tutti i partiti politici e le elezioni del Parlamento si tengono a dicembre, dando la possibilità agli altri partiti di organizzarsi.

Si respira aria di festa, per molti, quasi tutti, questa rappresenta la prima esperienza di voto, di partecipazione attiva alla vita civile del proprio paese. Incontriamo gli amici, quelli con cui abbiamo condiviso la rivoluzione, e che vogliamo accompagnare verso un nuovo Egitto. Il seggio elettorale è letteralmente circondato da due file distinte di uomini e donne di ogni età, che aspettano ordinati il proprio turno.  Le code di gente si snodano attraverso i vicoli, in cerca di un angolo di ombra che li difenda dal sole che già parla d’estate.  Nemmeno questa volta il popolo si fa scoraggiare, il caldo,  la polvere e le ore di attesa  non bastano a dissuadere la gente dal prendersi i propri diritti.  Qualcuno legge il giornale per ingannare l’attesa, chi ha già votato porta acqua alle persone ancora in fila, si procede lentamente, ma si procede. Le donne sono tante, non meno degli uomini, velate, con i capelli sciolti, completamente coperte dal niqab. Non c’è differenza, tutte fanno sentire la propria voce nella prima votazione dell’epoca post-Mubarak.  Aspettiamo i ragazzi fuori dal seggio, escono sorridenti e mostrano orgogliosi il dito macchiato dell’inchiostro usato per le impronte digitali dei votanti, la prova della loro presenza in questo giorno decisivo.

Il voto di oggi può fare la differenza, ma la cosa più importante è la partecipazione di massa, il sentirsi parte di un paese che si costruisce con le proprie mani.

 Siamo emozionate anche noi, non possiamo farne a meno. 

LUCIA VERONICA GUSTATO – Laureata in Letterature e Culture Comparate presso l’Università L’Orientale di Napoli

Foto: Flickr- Floris Van Cauwelaert