In Etiopia si discute di come finanziare lo sviluppo. Lunedì 13 luglio, ad Addis Abeba, si sono aperti i lavori della conferenza internazionale sul finanziamento allo sviluppo, durante la quale si discuterà come finanziare gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals) da raggiungere nei prossimi 15 anni. Le discussioni coinvolgono circa settemila delegati, tra ministri delle Finanze e degli Esteri, rappresentanti del settore pubblico e privato, oltre ad esponenti della società civile provenienti da (quasi) tutto il mondo. [Lifegate]
Dopo Sousse, un duro colpo al turismo in Tunisia. A seguito dell’attentato che ha fatto 38 vittime tra i turisti in un resort di Sousse, le prenotazioni di viaggi in Tunisia sono calate drasticamente. Alcune compagnie aeree hanno sospeso i voli per il paese nordafricano dopo aver rimpatriato migliaia di cittadini europei, mentre le agenzie di viaggi hanno registrato un picco di richieste di cancellazione e cambi di destinazione. Questo trend è potenzialmente devastante per l’economia tunisina, dato che il settore vale circa il 7% del PIL e offre lavoro a centinaia di migliaia di persone [Lettera 43]
In Kenya nascerà il più grande parco eolico d’Africa. Sono partiti i lavori per il Lake Turkana Wind Power Project, che sorgerà a circa 550km a nord di Nairobi e sarà composto da ben 365 turbine. Si tratterà non solo del più grande parco eolico del continente africano, ma anche del più efficiente parco eolico del mondo. Inoltre, con i suoi 5.000 megawatt, genererà circa il 20% del fabbisogno elettrico del Kenya. [Quartz]
I divi che vogliono “salvare l’Africa” e rafforzano gli stereotipi negativi. 30 anni dopo il Live Aid – il concerto organizzato da Bob Geldof per raccogliere fondi per le vittime della carestia in Etiopia – Adekeye Adebajo sul Guardian conclude che l’attivismo dei divi finisce spesso per rafforzare gli stereotipi sull’Africa povera e passiva, che deve essere salvata dall’esterno, possibilmente da persone bianche (lo dicevamo anche noi di AFFRICA). Ragionando in questa maniera, continua Adebajo, si dimentica che diversi conflitti africani sono terminati, che molti attivisti africani hanno coraggiosamente lottato per i loro diritti, e che in alcuni paesi africani l’alternanza al potere è avvenuta tramite regolari elezioni. [The Guardian]
L’Africa che i media non ci mostrano. Sempre in tema di stereotipi, alcuni professionisti africani hanno lanciato una campagna su Twitter con foto che mostrano aspetti meno noti del continente, accompagnate dall’hashtag #TheAfricaTheMediaNeverShowsYou. Bisogna stare attenti però, perché non tutte le immagini postate con quell’hashtag sono state davvero scattate in Africa [Why Dev]. Inoltre, il giornalista Raffaele Masto mette in guardia contro il rischio di passare da un luogo comune a quello opposto, sostituendo all’Africa della fame e dei conflitti quella della crescita economica e dei centri commerciali [Buongiorno Africa]
Un triste compleanno per il Sud Sudan. A quattro anni dall’indipendenza, per il Sud Sudan c’è poco da festeggiare. Il conflitto tra il presidente Salva Kiir e il suo ex vice, Riek Machar, si è riacutizzato ad aprile. La mediazione dell’IGAD – l’autorità intergorvernativa per lo sviluppo in Africa Orientale – si è focalizzata sulla spartizione del potere tra le parti in causa, ma finisce per scontentare un po’ tutti. Secondo Peter Tibi, religioso sud-sudanese intervistato da Nigrizia, più che sul quadro legale e sulle scadenze, si dovrebbe “perdere” tempo a costruire un clima di fiducia reciproca, cosa che sinora non è successa. [Nigrizia]
Boko Haram colpisce ancora. Il gruppo terroristico Boko Haram continua a seminare morte in Nigeria. Gli ultimi episodi risalgono a domenica 5 luglio, sono avvenuti nella città di Jos (Nigeria centrale) e hanno causato 44 morti e 67 feriti in due attentati separati: una bomba esplosa in un ristorante, e un attacco suicida in una moschea dove veniva predicato il rispetto verso le altre religioni [Il Post]
Due ballerini Ruandesi scomparsi ad EXPO. Si chiamano Nkurunziza Leon e Muhorakeye Jeannine, e fanno parte del corpo di ballo nazionale ruandese. Erano arrivati a Milano a fine giugno per esibirsi ad EXPO. Solo che, diversamente dagli altri, non si sono presentati in aeroporto per il rientro in patria. I loro documenti ed effetti personali sono rimasti all’EXPO village, dove soggiornavano. Si sospetta che abbiano approfittato del viaggio in Italia per espatriare, anche perché non sarebbe il primo caso [Il Post]
Tour de France: l’eritreo Daniel Teklehaimanot veste la maglia a pois. E’ il primo africano nella storia del Tour de France ad indossare la maglia a pois, quella assegnata al migliore tra gli scalatori, che ha ottenuto al termine della sesta tappa della prestigiosa gara. Il ciclista ha dichiarato di essere felice del successo, e orgoglioso di essere africano ed eritreo. Prima di lui, solo altri due africani – Daryl Impey e Robbie Hunter – erano mai arrivati in testa ad una delle classifiche del tour. [Caperi]
Angola: il paese dove muoiono i bambini. Un video reportage del New York Times, sottotitolato in italiano da Internazionale, mostra le difficili condizioni del sistema sanitario angolano, il paese ricchissimo di materie prime e che negli anni passati ha registrato una rapida crescita economica, e che però continua ad avere un inaccettabile tasso di mortalità infantile. [Internazionale]
Questa edizione di Brevi d’AFFRICA è stata curata da Annalisa Addis