Raccontami quella volta che in Angola…(2)

Posted on 16 Giu 2011


Odori e colori in Angola

La strada che percorriamo è parallela alla linea ferroviaria e appena fuori città, ad un certo punto la linea ferroviaria scompare immergendosi in un grandissimo lago che ha praticamente sommerso un quartiere del quale affiorano solo i tetti delle case. I commenti di sorpresa sono molti, soprattutto perché la maggior parte dei viaggiatori non ha sentito questa notiziaPer alcuni non sapere é normale, visto che il governo vuole che la popolazione pensi che vada tutto bene, che il paese stia crescendo, che sia in pieno sviluppo e che tutti siano contenti.

A causa proprio dell’intensità delle piogge, quest’anno in particolare ci sono stati molti problemi in varie zone del paese: straripamenti di fiumi, crollo i ponti nuovissimi, valanghe di terra che hanno sommerso le case, famiglie sfollate, ed altro ancora. Divulgare nuovamente una notizia di questo tipo – peraltro nella città simbolo dello sviluppo – avrebbe potuto significare la critica dall’opinione pubblica internazionale galvanizzando il dissenso delle piccole forze dissidenti. Il vento di riforme e lotta contro le dittature che sta soffiando dal nord dell’Africa, convince ancora più fermamente il governo a evitare ogni tipo di disordini e problemi interni.

Procediamo con lentezza perché l’acqua ha invaso una carreggiata congestionando il traffico. Alle 7.00 stiamo finalmente uscendo dalla Provincia di Luanda ed entrando nel Bengo. Tutto il paesaggio fuori da Luanda è bellissimo, soprattutto in questa stagione. È tutto verde, gli alberi sono in fiore, l’erba ha una tonalità di colore vivacissimo, i fiumi sono ricchi di acqua e la pioggia, bagnando la splendida terra rossa africana, impedisce alla sabbia o alla polvere di sporcare il paesaggio. Durante il tragitto il pullman fa molte soste, per consentire ai viaggiatori di fare delle compere, in genere frutta o verdura da portare come regalo ai parenti o alimenti da mangiare in viaggio, come pesce fritto, manioca fritta e arrosto, patate dolci lesse, banana-pane arrosto o bollita e altro ancora. Noi abbiamo portato dei panini, ma abbiamo finito col comprare anche noi qualcosa. Quindi per sgranocchiare un po’ compriamo arachidi tostate, manioca fritta e banana-pane arrosto, accompagnati da due succhi di frutta. L’autista comunica che arriveremo a Malange per le 14.00 (molto prima di quanto pensassimo!). La notizia è ottima, perché arrivare a Malange nel primo pomeriggio ci consentirà di cercare un hotel prima che faccia buio. Inoltre, dobbiamo organizzarci le prossime giornate e verificare se ci converrà affittare una macchina per andare fino a Calandula per vedere le cascate delle meraviglie.

Malange e Calandula si trovano in due comuni diversi che distano 90 km l’uno dall’altro, ma in Angola e in molte parti dell’Africa, i chilometri non hanno significato e per capire la distanza è meglio considerare le ore di viaggio. La durata del viaggio dipende da 3 cose: le condizioni della strada, le condizioni del mezzo su cui si viaggia e il tempo (se piove o c’è il sole). In relazione a queste condizioni, i 90 km possono essere percorsi in un tempo che varia tra un’ora e mezza e tre ore e mezza!

Le persone durante il viaggio commentano la situazione delle strade angolane. La maggior parte delle strade, soprattutto nelle Province, sono molto dissestate oppure completamente da rifare, perciò spesso si viaggia sulle strade di terra rossa. Le principali arterie vennero costruite dai Portoghesi – le cui strade avranno ormai perlomeno quarant’anni – ed hanno ancora un manto asfaltico invidiabile. Nonostante qualche carenza dovuta alla mancanza di manutenzione, consentono ancora di viaggiare in ottime condizioni. Al contrario, le nuove strade vengono continuamente danneggiate dalle piogge ed hanno bisogno di una manutenzione continua che preveda interventi a cadenza almeno annuale per evitare di essere causa di gravi incidenti e di danni alle vetture. È curioso come delle persone semplici riescano a notare queste differenze e a fare dei paragoni così lineari e espliciti con tanta ironia! Nonostante il lungo tempo di viaggio, le tante chiacchiere dei nostri compagni di viaggio ci distraggono; il caldo umido non è soffocante come a Luanda e l’aria fresca che entra nell’abitacolo durante la corsa è molto piacevole. Durante le brevi fermate, facciamo qualche foto al paesaggio e ai bambini, a cui piace tantissimo essere fotografati. L’Angola è veramente un paese dalle mille sorprese e dalla mille sfaccettature. Quando si resta molto tempo a Luanda si viene assorbiti dal suo ritmo e si dimentica cosa c’è fuori.

Luanda è di fatto quasi una città a sé, che non ha nulla a che vedere con la realtà delle altre Province. È molto particolare, piena di contraddizioni, caotica e stressante di giorno, calma e incantevole la notte, ipnotica nell’estate rovente e umida, rilassante nel fresco inverno angolano (caçimbo come si chiama qui). Nonostante questo, sicuramente i meccanismi che si intrecciano nella città (traffico, strade in riparazione o disastrate, numero infinito di macchine, guida spericolata dei tassisti, solo per fare alcuni esempi) influenzano significativamente la vita delle persone e quasi senza rendersene conto, si fa quello che questa serie di eventi integrati dettano.

Una volta però che si esce dalla città, tutto cambia, si entra nel ritmo dell’Africa, lento, calmo, metaforico, spirituale. La giornata è lineare, soprattutto nel villaggio. Tutti durante il giorno hanno dei compiti specifici e definiti, ma normalmente la giornata inizia allo stesso modo: al fiume. Si va per lavarsi, dividendosi naturalmente in maschi (su una sponda del fiume) e femmine (sull’altra sponda e più lontane). Le donne arrivano al fiume con la cesta di panni sporchi da lavare o con dei bidoni di plastica vuoti, che poi trasporteranno – in testa e pieni d’acqua – fino a casa, prima di andare a lavorare nei campi. Spesso le donne si muovono in simbiosi con un bambino stretto con un panno sulla schiena, che spostano solo per allattare, cambiarlo e dormire. In tutti gli altri casi, soprattutto quando si muovono, il piccolo sta con la mamma. Nei villaggi, già alle 18.00 tutti hanno mangiato e si sistemano intorno al fuoco del jango comunitario per ascoltare le storie che gli anziani raccontano, che ipnotizzano i bambini. Nel villaggio è tutto più semplice: se si presenta un problema dentro la comunità, il consiglio degli anziani si riunisce e cerca di risolverlo nella maniera più giusta possibile, secondo le esperienze già vissute, i casi simili e il rispetto di regole centenarie tramandate di padre in figlio.

Si respira un’aria differente fuori da Luanda e l’Angola ti sembra il posto più bello del mondo.

(continua…)

Qui trovate  la prima  e la terza puntata.

FEDERICA PILIA è di Seneghe, paese in provincia di Oristano. Laureata in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Cagliari, dal 2006 vive e lavora in Angola nella cooperazione allo sviluppo. Attualmente è consulente per il monitoraggio e la valutazione dei progetti per l’organizzazione non governativa CARE International.