Tunisia: La “doccia fredda” dei primi risultati…non per tutti

Posted on 26 Ott 2011


Arrivando in ufficio questa mattina mai ci saremmo aspettati una reazione simile. Una collega Algerino-Tunisina inchiodata allo schermo del computer guardando un video su youtube di una folla di esaltati che gridano Allah il grande, “queste immagini mi ricordano l’Algeria 20 anni fa” commenta. Un’altra Tunisina che non riesce a trattenere le lacrime e mostra i suo disapputto in maniera sprezzante “non capisco come sia possibile che il grande popolo tunisino sia caduto cosi in basso“.

I commenti si riferiscono alla vittoria, confermata dai primi scrituni dei Tunisini all’estero ,ormai certa anche in Tunisia, del partito filo-islamico Ennhada. C’e’ chi su Facebook addririttura oggi ha messo l’ immagine della bandiera tunisina macchiata di nero, in segno di lutto. E’ la borghesia tunisina che spesso parla, incredula nel sentirsi isolata, si sente una minoranza impaurita da tutto cio’ che lo “spettro” dell’Islam ha sempre rappresentato e puo’ rappresentare. Sono soprattutto le donne ad aver paura di perdere i propri diritti, anche se Ennhada ha affermato in piu’ riprese di non volerli toccare. Un ironico twitter afferma “ora vi vado a bere un ultimo bicchiere prima che non si possa piu’ fare”.

Eppure a molti appariva evidente, a nostro avviso per 4 ragioni principali:

  • (i) dopo 20 anni di repressione nei confronti dell’islam politico (e di fatto anche religioso), il movimento islamico non poteva che prendere forza;
  • (ii) in temi di crisi e di transizione, il valore religioso rappresenta in tutti i paesi un ancora forte;
  • (iii) Ennhada ha condotto una campagna elettorale assai aggressiva, giocando abilmente le carte dell’avvicinamento all’occidente, con gli occhi aperti a consiglieri anomali e spesso stranieri, come l’Italiano Giacomo Fiaschi, che ha aiutato a fare da ponte con il mondo politico e anche religioso italiano;
  • (iv) Ennhada ha disposto di risorse finanziare e di una mobilitazione sul territorio che nessun partito poteva eguagliare.

Ma e’ proprio parlando con la gente che si capisce che, a parte tutto, il partito di Gannouchi ha una forte presa sulla gente, anche qui nei quartieri ricchi della Tunisi bene. Molti lo vedono come l’unico partito che non e’ mai venuto a patti con il regime, alcuno lo definiscono come il partito degli onesti (nostante alcuni trucchetti elettorali di cui abbiamo gia’ parlato), altri ne ammirano la semplicita’ dei messaggi politici. Quello che soprende e’ il divario tra diverse realta’ che coesistono: una borghesia imprigionata da cliche’ e dalle paure di cui siamo stati anche noi vittime; la frammentazione delle forze politiche vittime di personalismi che hanno portato ad una moltipicazione di liste causando una inevitabile dispersione di voi; e le aspirazioni della gente comune alla ricerca di valori come l’onesta, la ricerca di identita’, la voglia di trovare una soluzione rapida ai propri problemi economici e sociali.

In fondo la neonata democrazia tunisina paga ancora lo scotto della propria giovinezza. In pochi hanno di fatto affrontato i problemi economici con seri discussioni su programmi. E’ cosi che il dibattito e’ finito a vertere sui “valori” (gioco molto pericoloso come noi Italiani sappiamo bene) e la semplicita’ dei messaggi ha vinto. In tutti i casi il vincitore oggi dovra’ affrontare la crisi economica con le magre risorse dello stato tunisino e a tenere testa alle promesse elettorali. Oggi la Tunisia ha quanto mai bisogno di investitori e di consenso. Ennhada dovra’ dunque costruire un’alleanza con altri partiti. Diversamente da quanto speculano molti, Ennhada non potra’ avere piu’ degli 80 seggi concessi (tetto massimo) sugli oltre 217 previsti e concessi da una legge elettorale. La Tunisia deve accettare qualsiasi risultato e costruire sulle lezioni di queste prime elezioni, affrontando i problemi reali. La societa’ civile dovra’ certamente esser vigile ma evitare le polarizzazioni degli ultimi giorni. Come scriveva un blogger in questi giorni “Non credo che il 30% dei Tunisini siano degli estremisti, ma se li demonizziamo non facciamo che radicalizzarli”. Ci piace concludere questo post (ma spero che il dibattito continui) con un altro bel twitt “Islamisti o no, l’immagine della Tunisia rimane e rimarra’ quella della sua pluralita””. Voi che ne pensate?


Questo articolo è stato già pubblicato nel sito Gli Italiani di Cartagine lunedì 24 ottobre 2011.