Tunisia: dalla sacralizzazione della laicità all’affermazione dell’identità arabo-musulmana

Posted on 2 Nov 2011


Chiamata al voto per le elezioni dell’Assemblea Costituente, dopo la Rivolta del gennaio 2011 che consacrò l’uscita di scena del dittatore Zine Al Abidine Ben Ali, la Tunisia si risveglia con una veste completamente nuova. La coniugazione tra laicità e Islam, che aveva contraddistinto il paese sin dalla proclamazione dell’Indipendenza dalla Francia nel 1956 avvicinandolo indiscutibilmente all’Occidente, potrebbe, all’indomani della vittoria di Ennadha, ridimensionarsi. L’efficiente macchina organizzativa e il richiamo all’identità arabo-musulmana sono stati gli elementi principali della vittoria del partito islamico. La formazione politica capeggiata da Rachid Ghannouchi è chiamata adesso alla prova dovendo redigere, insieme agli altri partiti emersi dalla consultazione elettorale, una nuova Costituzione e nominare un presidente e un governo provvisori che guidino il Paese fino alle prossime elezioni.

Nel proprio programma il partito Ennadha non ritiene necessaria la separazione tra Religione e politica sostenendo che “l’Islam costituisce un riferimento fondamentale”. Sembrerebbe vanificarsi la sacralizzazione della laicità coltivata dai suoi predecessori in nome della ricerca di un’identità arabo-musulmana. Nonostante le rassicurazioni del portavoce del partito, si teme fortemente una rivisitazione islamica al Codice di famiglia, promulgato all’indomani dall’Indipendenza dall’allora Presidente Habib Bourguiba, in cui si sancivano sia l’abolizione della poligamia sia uno statuto moderno nei confronti della donna. Timori e perplessità che turbano non poco la componente laica del paese e la Riva Nord del Mediterraneo, anche in seguito a quello che negli ultimi giorni è accaduto nella regione. Infatti la vittoria di Ennadha ha coinciso con la caduta di Gheddafi nella vicina Libia e con le dichiarazioni del numero uno del Consiglio nazionale di transizione libico Mustafa Abdel Jalil a favore della totale applicazione della Sharh’ia e della re-introduzione della poligamia.

L’estendersi nell’area di una forma di neo-tradizionalismo islamico paventa preoccupazioni che Rachid Ghannouchi, nel corso di interviste rilasciate alla stampa internazionale, ha cercato di ridimensionare sostenendo che “la Tunisia è sempre stato un paese aperto” e non per questo smetterà di esserlo anche se con una veste arabo-musulmana.

Sembrerebbe un’ “islamizzazione moderata” quella proposta dal leader di Ennadha, che ha sempre contrastato la concezione modernista di Bourguiba colpevole, a suo avviso, di aver prodotto la negazione dell’identità del popolo tunisino e la rottura con le sue radici arabo-islamiche.

Tuttavia un’identità limitata alla dimensione arabo-musulmana non coincide completamente con la realtà storica del paese nord-africano. Infatti la cultura, la storia e la letteratura della Tunisia si sono nel passato intrecciate con la cultura, la storia e la letteratura di altri popoli del Mediterraneo. La Tunisia è storicamente un paese transculturale abitato nel corso dei secoli da “genti mediterranee” che hanno lasciato un’eredità importante costituita da vivacità culturale, convivenza religiosa e abitudine al confronto.

Ma la ricerca di un’identità arabo-musulmana è divenuta, nell’ultimo decennio, un aspetto prioritario in seno alla società civile tunisina. Con la scusa di arginare il “pericolo islamista”, Ben Ali ha esercitato il potere in modo dittatoriale, ponendo da un lato una serie di provvedimenti contro gli oppositori e dall’altro divieti tra cui la libertà di stampa e l’uso del velo per le donne nei luoghi pubblici. Probabilmente la volontà di affermazione di un’ identità è stata l’unica manifestazione di reazione dell’opposizione silenziosa al regime del dittatore uscente.

Sarà comunque sul terreno dei diritti che si giocherà il futuro della nuova Tunisia. Diritti che naturalmente comprendono anche la condizione della donna che potrebbe sentirsi intimorita dall’avanzata di un tradizionalismo religioso. In ogni caso sarà difficile che le donne tunisine permettano la promulgazione di leggi liberticide nei loro confronti. Ritengo infatti che il vero contenimento di un’eventuale forma di tradizionalismo oltranzista potrà provenire proprio dalle donne tunisine, che possiedono nel proprio DNA la determinazione e sono pronte a tutto per difendere i propri diritti.

LEILA EL HOUSSI, studiosa dell’area mediterranea e coordinatrice organizzativa del Master Mediterranean Studies presso l’Università di Firenze, fa parte della Redazione di Yalla Italia.