Toumani Diabate: in memoriam
Nicola Melis
A quasi un anno dalla scomparsa di Toumani Diabaté, maestro della kora e figura emblematica della musica africana, è giusto rendergli omaggio anche qui su Affrica.org, riconoscendo il suo ruolo come ambasciatore della cultura del Mali e della tradizione dei griot. Nato a Bamako, discendente di una famiglia di griot da 71 generazioni, Diabaté ha incarnato la missione di questa figura tradizionale, portavoce e custode della memoria culturale orale del suo popolo. La sua kora, una sorta di arpa a 21 corde suonata tenendola verticalmente, ha risuonato in tutto il mondo, coniugando le radici antiche con una visione musicale moderna.
Per Diabaté, la kora era molto più che uno strumento musicale: era un mezzo per raccontare, per connettere le persone e per esprimere le emozioni della sua terra. Costruita con una zucca svuotata e ricoperta di pelle di animale, la kora ha un suono limpido e cristallino, quasi etereo, capace di trasportare l’ascoltatore in un universo fatto di storie e leggende.
Da grande innovatore, Diabaté ha esplorato nuovi orizzonti, dimostrando come uno strumento di tradizione millenaria possa parlare alla modernità senza tradirne l’essenza.
Uno dei primi grandi successi di Diabaté, e probabilmente il suo ingresso ufficiale nel circuito della world music, è stato il supergruppo Songhai, nato nel 1988 dall’incontro con il gruppo di flamenco spagnolo Ketama e con il grande bassista inglese Danny Thompson. Questo progetto, realizzato sotto l’egida del leggendario produttore Joe Boyd, è stato una pietra miliare nel panorama musicale internazionale. L’album Songhai, seguito da Songhai 2 nel 1994, rappresenta un riuscito esperimento di fusione musicale, dove il flamenco spagnolo si mescola con le melodie e i ritmi dell’Africa occidentale in modo armonico e innovativo. La collaborazione con Ketama è nata a Londra, dove Diabaté e il gruppo spagnolo si erano incontrati durante una serie di concerti. Il successo del progetto ha consolidato il nome di Diabaté come artista capace di fondere tradizioni culturali apparentemente distanti in modo autentico.
Succesivamente a questo primo successo, Diabaté diede il via a una serie di collaborazioni che avrebbero definito la sua carriera. Uno dei suoi progetti più celebrati è stato quello con il fenomenale musicista maliano Ali Farka Touré. Insieme hanno registrato due album, In the Heart of the Moon (2005) e Ali and Toumani (2010), entrambi premiati con il Grammy Award. In questi album, la kora e la chitarra dialogano in modo quasi magico, intrecciando armonie dal sapore antico ma capaci di parlare a un pubblico globale. La loro musica, priva di ogni artificio, incarna un profondo rispetto per le radici e al tempo stesso una apertura verso nuove possibilità creative.
L’equilibrio tra tradizione e innovazione ha sempre contraddistinto la musica di Diabaté. Con album come The Mandé Variations (2008), ha esplorato il potenziale della kora come strumento solista, capace di esprimere emozioni universali e complesse. L’album, acclamato dalla critica, mostra un lato intimo e introspettivo dell’artista, dove la sua tecnica sublime non è mai fine a se stessa, ma sempre al servizio di una narrazione profonda. Ogni traccia sembra raccontare una storia che affonda le radici nelle tradizioni del popolo mandè, ma che risuona anche nei cuori di chi ascolta dall’altra parte del mondo.
La capacità di Diabaté di tessere improvvisazioni intricate e variopinte è stata elogiata per la sua naturalezza e per la potenza emotiva che sa trasmettere.
Diabaté ha dimostrato al mondo come la musica maliana, anche con uno strumento così specifico come la kora, possa parlare a un pubblico universale. Fra le sue altre celebri collaborazioni, per esempio, si annovera quella con la cantante islandese Björk, con cui ha lavorato per l’album Volta (2007), e quella con Béla Fleck, virtuoso del banjo americano, nel 2009. Di segnalare è stata anche la sua partecipazione al progetto Mali Music (2002), ideato da Damon Albarn, cantante dei Blur, che ha riunito musicisti maliani e occidentali per un album collettivo che ha ricevuto grande attenzione internazionale. Albarn ha ricordato come l’incontro con Diabaté sia stato fondamentale per la realizzazione del progetto: «È stato un battesimo del fuoco», ha dichiarato, sottolineando l’importanza della figura di Diabaté nel mondo musicale africano. Ma indimenticabile è il progetto AfroCubism, pubblicato nel 2010 e nominato ai Grammy, che univa musicisti del Mali e di Cuba, incontro unico tra le tradizioni musicali dei due continenti: una dimostrando di come i ritmi mandè e le sonorità cubane possano credibilmente fondersi in una sintonia armoniosa e inaspettata. Grazie alla partecipazione di Diabaté, l’album ha contribuito a mettere in luce le profonde affinità tra le musiche africane e latinoamericane, evidenziando ancora una volta il suo ruolo di mediatore culturale attraverso la musica.
La musica per Diabaté era una missione culturale. Ha contribuito a creare un’immagine del Mali che va oltre gli stereotipi, come sottolineato dall’ex ministra della Cultura maliana, N’Diaye Ramatoulaye Diallo: «In Mali non abbiamo diamanti o petrolio, ma abbiamo la musica».
Con la sua musica, Diabaté ha incarnato questo spirito, portando il Mali e la sua cultura in tutto il mondo e dimostrando che la musica può essere una risorsa inestimabile, capace di connettere popoli e culture diverse.
Il suo lascito va oltre la musica registrata. Diabaté ha infatti trasmesso la sua passione al figlio Sidiki, anch’egli suonatore di kora e oggi tra i musicisti maliani più in vista della nuova generazione. Insieme, padre e figlio hanno registrato brani come Jarabi, dimostrando che la kora è un linguaggio che può unire generazioni e raccontare storie che travalicano i confini temporali. Sidiki ha seguito le orme del padre, sviluppando un proprio stile ma mantenendo intatto l’insegnamento e l’eredità familiare (egli rappresenta la settantaduesima generazione di Diabaté griot).
La morte di Toumani Diabaté, avvenuta il 19 luglio 2024, ha lasciato un vuoto profondo nel panorama musicale internazionale. Alla notizia della sua scomparsa, molti artisti africani, tra cui Youssou N’Dour, Salif Keita e Oumou Sangaré, hanno espresso il loro cordoglio, ricordando Diabaté come un gigante della musica e un ponte tra l’Africa e il mondo.
Oumou Sangaré lo ha definito un ambasciatore della tradizione musicale del Mali, un musicista che ha saputo rendere la kora uno strumento contemporaneo e universale.
La musica di Toumani Diabaté è un invito a scoprire la bellezza e la profondità della cultura africana, a riconoscere il valore della diversità musicale e a capire come le sonorità di una tradizione possano diventare universali. Le sue note cristalline, le sue melodie intrise di malinconia e speranza, continueranno a risuonare nel tempo, ispirando musicisti e ascoltatori di tutto il mondo a esplorare la magia della kora e il mondo delle storie che essa sa raccontare.
Link utili:
Bandcamp: https://toumanidiabate.bandcamp.com
Instagram: https://www.instagram.com/toumanidiabatemusic/
YouTube: WorldMucisCircuit https://www.youtube.com/playlist?list=PLE2CD0F8720FF4C69