Sudafrica, al via il censimento. La paura è il più temibile nemico dei rilevatori

Posted on 14 Ott 2011


Il censimento dei sudafricani, il secondo della storia democratica del paese dopo quello del 2001, è iniziato lo scorso lunedì 10 ottobre, ma le polemiche in merito allo sforzo organizzativo ed economico sostenuto da Statistics SA (l’ISTAT sudafricana) sono iniziate mesi fa sulle pagine dei giornali e nei programmi di open line delle maggiori radio del paese. Le polemiche sono diverse rispetto a quelle che la stessa iniziativa sta scatenando in Italia, anche se le due situazioni hanno in comune la difficoltà di accesso ai siti web delle due organizzazioni (mi ci sono voluti 10 minuti per vedere la pagina completa di Statistics SA). Ma qui si fermano le similitudini.

In Sudafrica, infatti, non sarà possibile compilare il censimento online, e neanche farlo con calma nel privato delle proprie case. Essere contati qui significa aprire le porte a degli sconosciuti e ospitarli nelle proprie case per circa 45 minuti, il tempo considerato necessario a rispondere alle 75 domande che compongono il questionario. Questo implica, come sottolinea il sito della AFP (Agence France-Presse), che i rilevatori sudafricani dovranno “navigare” non solo le undici lingue ufficiali del paese, ma anche visitare persone in posti che vanno dagli insediamenti spontanei e le township fino alle case dei ricchi sobborghi, circondate da muri di cinta altissimi e recinti elettrificati: i due aspetti più evidenti della profonda divisione tra i cittadini immensamente ricchi e quelli disperatamente poveri che caratterizza questo paese.

E’ sempre a causa di questa differenza che gli organizzatori del censimento hanno pensato di affiggere in ciascuna delle zone in cui è stato frazionato il paese la foto del rilevatore “locale”, in modo che tutti i residenti possano riconoscerlo quando questo (o questa) busserà alle loro porte. Rispondere al censimento è obbligatorio per legge e chi si rifiuta di farlo oppure ostacola il lavoro dei rilevatori potrebbe anche essere punito con una multa di 10mila rand (circa mille euro) o sei mesi di prigione, per cui le persone tendono a lasciare da parte le proprie paure e accettare la visita dei tanti giovani impegnati nella rilevazione, ma già ieri, 11 ottobre, alcuni cittadini hanno denunciato furti avvenuti nelle loro case ad opera di sedicenti rilevatori. Il primo caso registrato è quello riportato da un uomo di Kensington, un sobborgo di Johannesburg, che ha riportato il furto di 5mila rand (circa 500 euro) e di una pistola, in seguito alla visita di due uomini che aveva scambiato per rilevatori.

Lo sforzo è immenso, date le condizioni del paese soprattutto al di fuori delle aree urbane, e coinvolgerà 14 milioni di case, istituzioni quali ospedali prigioni e residenze universitarie, porti e aeroporti, che verranno battuti a tappeto dai circa 120mila rilevatori che sono stati assunti per lo scopo e preparati durante tutto lo scorso anno.

Nel censimento del 2001 la popolazione del Sudafrica ammontava a 44,8 milioni di persone, ma secondo Statistics SA 17 persone su 100 sono “sfuggite” all’occhio del sistema. Stavolta i dirigenti dell’organizzazione si aspettano di contare almeno 50 milioni di persone e di trovare che queste sono per la metà giovani sotto i 25 anni. Una critica che arriva da più parti fa perno proprio su queste dichiarazioni. Molti sudafricani si chiedono infatti che bisogno ci fosse di muovere un così complesso e costoso meccanismo quando si possono avere delle approssimazioni piuttosto vicine alla realtà con altri metodi.

Per i tanti immigrati illegali, provenienti soprattutto dallo Zimbabwe, il censimento è invece molto più che la minaccia di un furto in casa o un utilizzo delle risorse pubbliche che faticano a comprendere, molti di loro temono infatti di essere identificati e rispediti dritti dritti tra le braccia di Robert Mugabe, nella povertà e nella mancanza di speranza che caratterizza il presente della ex Rhodesia Britannica. Questo timore, alimentato dalla recente decisione del ministero degli interni di riprendere le deportazioni degli immigrati illegali, potrebbe rendere il conteggio degli stranieri nel paese particolarmente difficile.

Per evitare nuovi incidenti del tipo di quello registrato a Kensington, il governo ha introdotto un numero verde che i cittadini sudafricani possono chiamare per verificare l’identità dei rilevatori che si presentano nelle loro case. Tutto questo movimento, di rilevatori, supervisori (circa 30mila) e operatori del call centre ha, a ben pensarci, avuto fin’ora un effetto positivo. Quello di dare un impiego, anche se temporaneo, a molti dei giovani disoccupati del paese (i dati generali della disoccupazione si attestano sopra il 30 percento). Fino alla fine di questo mese, quando la raccolta dei dati sarà terminata, questi giovani avranno un’occupazione e forse alla fine di questa straordinaria esperienza riusciranno a capire meglio il proprio paese.

CLAUDIA ORTU – Università di Johannesburg


Questo articolo è stato già pubblicato nel sito di Claudia Ortu – Il mondo del lavoro, il lavoro nel mondocol titolo Al via il censimento. La paura è il più temibile nemico dei rilevatori.