Memoria di un incontro sull’Africa e sull’America

Posted on 8 Giu 2010


Foto: F. Bayre

Il 6 e 7 Maggio 2010 si é tenuto, presso l’Università di Barcellona (UB), un incontro multidisciplinare dal titolo: Colonialitat i decolonialitat a África i América: identitats en espera. L’iniziativa di due professori del Dipartimento di Antropologia e di Storia d’America e d’Africa, Gabriela Dalla Corte e Jacint Creus, ha riunito un gruppo di studiosi con l’obiettivo di mettere a fuoco esperienze diverse che facessero risaltare il concetto di identità in attesa, incrociando la prospettiva storica sul colonialismo con uno sguardo all’attualità.

Studiosi d’America e d’Africa, eccezionalmente riuniti, in questa occasione hanno condiviso una premessa comune: le fondamenta coloniali del mondo moderno, creatore di differenze, nel quale le popolazioni sottomesse ai regimi coloniali e neocoloniali si trovano in una relazione di subalternità con le ideologie dominanti. Da qui sorge la polemica proposta di riflettere su delle identità che aspettano.

Con l’intenzione di avvicinare contesti apparentemente molto lontani e creare connessioni non solo tra continenti, ma anche tra discipline e ricercatori, l’incontro ha acquisito una struttura dinamica, articolata in tre blocchi: le conferenze, le sessioni di lavoro  e la presentazione-dibattito di documenti audiovisuali.

Ad aprire le danze è stato un antropologo catalano, Josep Martí (Institución Milà y Fontanals- Consejo Superior de Investigaciones Científicas),  con una densa riflessione sui modi diversi di colonizzare il corpo, e le varie strategie di disprezzo e assimilazione che hanno caratterizzato l’ideologia coloniale in diversi contesti. Martín Rodrigo Alharilla (Universidad Pompeu Fabra), con una prospettiva storico-economica, ha presentato un’analisi dell’impero insulare spagnolo del XIX secolo attraverso un bilancio polemico della relazione costi-benefici del colonialismo spagnolo. Alberto López Bargados (UB), antropologo dell’Università ospitante, ha centrato l’ultima conferenza sull’analisi della produzione artistica de los Rabelados di Capo Verde, con uno sguardo particolare alla rappresentazione dei mostri marini.

Per le due tavole rotonde, una centrata sulle imposizioni e le resistenze in contesto americano e africano e l’altra sulle Identità in attesa, la partecipazione è stata numerosa e internazionale. Le ricerche presentate, tutte recenti e varie per specificità geografica e disciplinare, sollevavano congiuntamente la necessità di decostruire le grandi narrative prodotte dal mondo coloniale moderno. Per il contesto africano, si è spaziato dalla creazione di un vestito nazionale in Guinea Equatoriale (Alba Valenciano, IMF-CSIC) alle strategie di mantenimento del gruppo dei Kuvale in Angola (Ana Lúcia Sá, IMF-CSIC), alla necessità di decolonizzare gli studi letterari di testi africani  (Nazir Can, UAB). La tratta degli schiavi nella Spagna dei secoli XV e XVI (Iván Armenteros, IMF-CSIC) ha aperto una riflessione sull’umanità come materia di scarto nella storia e nell’attualità, come si è potuto osservare con la presentazione sugli effetti dell’industria agricola nella vita delle popolazioni indigene in Argentina (Arturo Landeros, UB). In territorio americano si è parlato anche di identità transfrontaliere in Brasile, Paraguay e Argentina (Eva Morales Raya, UB)  e delle strategie di resistenza nel Cile dittatoriale tra il 1973 ed il 1988 (Robinson Silva, UB).

Al coro di voci si sono aggiunte le immagini. Quelle passate, tratte da alcuni documentari di propaganda coloniale spagnola prodotti da Hermic Films nei possedimenti del Golfo di Guinea degli anni 40 (Francesca Bayre, UB; Alba Valenciano, IMF-CSIC); e le immagini piú attuali sulla costruzione dell’idea dell’africano attraverso le storie personali raccolte nel documentario En Negre (Aída Tomàs, David Fernàndez, Xavier Puigserver, UB). L’esperienza personale ritorna nell’ultimo film, La Tinta Roja. La militancia en el PRT-ERP (di Ruy Balaña) con il dibattito gestito da Fabio Esposito per esplorare la diversità delle visioni dei militanti del PRT.

L’incontro ha sollevato molte domande e discussioni intorno alla natura polimorfa delle manifestazioni coloniali e postcoloniali, aprendo (e senza mai chiudere) a una varietà di possibili interpretazioni. Il dibattito prolifico, fomentato dall’articolazione dinamica dei temi presentati, non è stato messo a tacere dalla chiusura dell’incontro e la necessità di continuare a creare uno spazio di condivisione resta aperta alle future edizioni dell’iniziativa.

Francesca Bayre, CSAS – Centro Studi Africani in Sardegna 

Ana Lúcia Sá: Ricercatrice portoghese con un Dottorato in Sociologia e attualmente borsista post-dottorale in Studi Africani per la Fundación para la Ciencia y la Tecnología de Portugal presso la Institución Milà i Fontanals, CSIC.