La rivoluzione egiziana sui muri del Cairo

Posted on 24 Gen 2012


6 aprile (dall’omonimo movimento)

La libertá ha diverse forme - Keizer

Con la rivoluzione iniziata in piazza Tahrir il 25 gennaio 2011, il popolo egiziano si è riversato non solo sulle strade, ma anche sui muri. Se prima della cosiddetta primavera araba gli unici graffiti che si potevano trovare erano quasi esclusivamente a sfondo calcistico o si limitavano a delle scritte a sfondo romantico, nell’Egitto post-rivoluzione ne è apparsa una miriade a sfondo politico e sociale, che solitamente esprimono una forte critica contro chi sta al potere. Insomma, passeggiando per le strade del Cairo ora ci si può imbattere nelle formiche di Keizer o nei panda di Sad Panda. Una vera e propria esplosione artistica che ultimamente affascina ed incuriosisce i passanti. Periodicamente questi graffiti vengono cancellati da una pennellata bianca, il che non demoralizza gli autori di queste opere, ma gli dà la possibilità di creare qualcosa di nuovo.

Rispetta l'esistenza o aspetta la resistenza - Keizer

La maggior parte di questi graffiti è provocatoria, come d’altronde questa forma di comunicazione visiva cerca di essere. Contestava il governo di Mubarak durante i 18 giorni che ne hanno portato la caduta del suo potere, e fa lo stesso con la giunta militare ora, condannando la violenza e la repressione. Critica la televisione di stato, per il suo servire il potere, riportando una realtà distorta a discapito della popolazione. Parla di problemi sociali e tematiche culturali. O semplicemente, raffigura la rivoluzione e celebra la libertà.

Nonostante sembri che l’Egitto post-Mubarak goda di maggiore libertà di espressione rispetto al passato, in realtà la situazione è ancora abbastanza critica. Per questo motivo Keizer, uno dei writer più attivi e conosciuti nella città, è molto discreto riguardo alla sua vera identità. L’ho raggiunto per fargli qualche domanda riguardo ai suoi graffiti.


Le loro armi, le nostre armi – Keizer

Quando hai iniziato a fare graffiti sui muri del Cairo?

Ho avuto l’idea un mese prima della rivoluzione, ma quando questa è iniziata sono stato impegnato in piazza Tahrir per le prime due settimane, dopo le quali ho iniziato le mie opere. Quindi l’idea è stata pre-rivoluzione, la sua messa in atto post-rivoluzione.

A chi ti rivolgi con le tue opere?

Mi rivolgo a tutta la popolazione, dalle classi sociali più basse a quelle più alte, passando per il ceto medio. In ognuna di loro cerco di indurre consapevolezza, o semplicemente farli soffermare a pensare e mettere in questione l’autorità e l’ambiente in cui vivono.

Abbi paura di noi, governo!! - Keizer

Qual è il tuo scopo quando crei una nuova opera?

Il mio scopo principale è quello di far pensare la gente con la propria testa e, come ho detto prima, mettere in discussione l’autorità. Raggiungo questo scopo sia in modo implicito che esplicito. I messaggi impliciti danno al pubblico lo spunto per pensare, interrogarsi, immaginare e raggiungere le proprie personali conclusioni. A volte uso la psicologia inversa per ottenere la reazione dei passanti; ad esempio attraverso il mio messaggio di dormire e non pensare, portando invece le persone a reagire in modo contrario con un simbolico risveglio in modo che possano ragionare su ciò che li circonda. Questo risultato si può raggiungere sottolineando problematiche universali comuni a tutti gli esseri umani, inclusa la popolazione egiziana. Lo scopo ultimo del mio lavoro è quello di enfatizzare il binomio comprensione ed armonia come opposto alla paura.

Come è cambiato in generale il tuo lavoro dopo la rivoluzione?

L'arte non è peccato - Keizer

Senza dubbio ho iniziato a concentrarmi di più sui fatti di attualità. L’enfasi sulla corruzione, l’inganno, l’avidità e il potere è diventata più profonda di quanto non lo fosse prima. Penso che questa sia la battaglia che un artista di strada debba combattere. Da qualche mese poi le mie opere hanno preso una nuova piega, dando più spazio a figure femminili, per contrastare la dominanza maschile che si poteva avvertire nelle strade e iniziava ad impossessarsi anche dei graffiti. Ma in generale, il mio operato continua ad evolversi e prendere diverse pieghe, andando dalla satira politica alla ribellione, alla consapevolezza o alla femminilità. Credo che sia importante che il pubblico non sappia cosa aspettarsi dai miei prossimi lavori.

E chissà, domani, cosa troveremo sui muri del Cairo…

Potete vedere tutte le foto dei graffiti di Keizer sulla sua pagina facebook


SIMONA CAMPIDANO, si è laureata in Lingue e Comunicazione dall’Università di Cagliari con una tesi in “Apprendimento/insegnamento dell’arabo come lingua seconda”. Al Cairo da 3 anni per approfondire lo studio della lingua araba, ha vissuto in Siria, Spagna e Inghilterra.