“I nostri anni migliori”. Cinque ragazzi tunisini ripercorrono le loro storie

Posted on 16 Nov 2011


Dopo “A Sud di Lampedusa”, “Come un uomo sulla terra” e “Il Sangue verde” ZaLab presenta il film-documentario, realizzato da Matteo Calore e Stefano Collizzolli, “I nostri anni migliori”.

Tra fine febbraio ed inizio marzo 2011 seimila giovani tunisini approdano a Lampedusa.
Il governo, stretto fra le necessità di fatto e le sue stesse retoriche di chiusura e sicurezza, non sa che fare. La piccola isola si avvia al collasso. L’incapacità di capire diventa incapacità di accogliere. Il flusso dalla Tunisia si trasforma in un problema di mero ordine pubblico. Si grida all’invasione; si accusa l’Europa di “lasciarci soli”; regioni del nord e del sud, governo ed opposizione, si rimpallano responsabilità ed esseri umani.

Non si parla molto del paradosso di un paese di sessanta milioni di abitanti, da vent’anni al centro delle migrazioni mediterranee  che, troppo abituato a respingere, si mette in scena come incapace di gestire un picco di seimila persone, su un flusso complessivo di circa ventitremila. Ciò di cui non si parla affatto è di cosa sia rimasto nelle vite di questi ragazzi che hanno appena vissuto una rivoluzione e un cambio di regime che sono forse il fatto capitale della storia araba degli ultimi trent’anni, e delle ragioni che li hanno spinti a partire.

I realizzatori del film hanno passato i giorni a parlare attraverso le fitte reti del campo di Palazzo San Gervasio (PZ), negli uliveti e negli aranceti intorno al campo di Mineo (CT) e attorno ai fuochi improvvisati di fronte al campo di Manduria (TA) incontrando i giovani tunisini, trasferiti da Lampedusa in campi di prima accoglienza.

Cinque di loro, cinque ragazzi comuni, raccontano le loro storie. Un’intera vita soffocata sotto il regime di Ben Ali. La rivoluzione inaspettata e dirompente. Poi la possibilità di partire, per alcuni a lungo sognata e per altri solo improvvisata. Cinque storie accomunate da uno sguardo curioso e deluso, ma non sconfitto, che si posa sulle impreviste sfaccettature della libertà, del viaggio e dell’Europa.

Per saperne di più: I nostri anni migliori | Trailer


Il titolo del film si ispira al testo della poesia scritta da Mohamed Malih, poeta e blogger di Senigallia:

profughi

In sella ai nostri anni migliori
sfidiamo il mare
scrutando rotte
di mille altri destini alla deriva

l’approdo è un azzardo

alle porte di Lampedusa
altre storie verranno a galla
impigliate nelle reti dei pescatori

l’enfasi lasciamola ad altri esodi

noi siamo solo profughi
protagonisti della cronaca
e clandestini alla storia.


MARIA GIOVANNA CASU, laureata in antropologia all’Università Sapienza di Roma