Fenomenologia della capulana

Posted on 1 Giu 2010


Capulana” è il nome che viene dato in Mozambico ai teli colorati che ogni donna possiede. Pare che la loro introduzione nel paese sia relativamente recente, circa due secoli, eppure senza le capulane il volto del Mozambico (e della maggior parte dei paesi africani) non sarebbe lo stesso.

La dimensione della capulana è standard, un metro di altezza per due di lunghezza (quattro per quelle “doppie”), ma colori e fantasie sono praticamente infiniti. Molte stampe sono tipiche di una particolare zona o paese, e basta un’occhiata per indovinarne la provenienza.

Esistono capulane che riproducono elementi della vita quotidiana di una donna, come le cipolle o i peperoni, oppure motivi astratti (spirali, rombi, ecc.). Ci sono poi le capulane che segnano l’appartenenza ad un gruppo, quali per esempio chiese, partiti, o associazioni di vario genere.

Non mancano le capulane commemorative, come quelle che ricordano l’indipendenza o i leader politici più popolari, o altri avvenimenti importanti (i 90 anni di Nelson Mandela, l’oro olimpico di Lurdes Mutola–  probabilmente la più famosa atleta mozambicana, che vinse l’oro negli 800 metri alle olimpiadi di Sydney del 2000- e così via).  

Ma in pratica, a cosa serve la capulana?

Si potrebbe rispondere che serve a tutto, e non si andrebbe poi tanto lontani dalla realtà. Innanzitutto, la capulana viene avvolta intorno ai fianchi a mo’ di gonna, e nelle zone rurali o nei quartieri periferici della capitale questo è l’abbigliamento tradizionale di ogni donna che si rispetti.  La capulana, poi, è indispensabile per portare un bimbo sulla schiena alla maniera africana, ed un telo aggiuntivo viene di solito adoperato per garantire ulteriore protezione ai neonati o quando fa più fresco (esiste anche l’inverno africano!).

Una capulana stesa sul marciapiede serve alle venditrici ambulanti per esporre la propria merce, ed a fine giornata, la si arrotola, formando un cerchio che, adagiato sulla testa, aiuta a trasportare facilmente sino a casa la cesta con gli articoli rimasti invenduti. Una capulana in borsetta è sempre utile: se fa fresco o tira vento, può essere avvolta intorno alle spalle per scaldarsi un po’; se c’è da aspettare a lungo, per esempio in attesa di una visita medica, la si stende per terra per sedercisi sopra senza sporcarsi; se si viene sorprese da un’acquazzone tropicale, può rimpiazzare i vestiti fradici che si indossano.

Una capulana può sostituire, alla bisogna, lenzuola, tovaglie, tende e, se necessario, pure l’asciugamano. In assenza di toilettes pubbliche, avvolgere una capulana intorno ai fianchi è un ottimo modo per ripararsi da sguardi indiscreti mentre si fa pipì al lato della strada.

Questi sono gli usi della capulana “semplice”, ossia del telo rettangolare basico. Tuttavia, è evidente che con ago, filo, e fantasia, i possibili usi si estendono ulteriormente. Innanzitutto ci sono i vestiti tradizionali, spesso elegantissimi, composti da gonna, blusa e copricapo, tutti dello stesso tessuto o con due fantasie a contrasto.

Più di recente, la presenza di molti espatriati (e soprattutto di espatriate) ha favorito un interessante giro d’affari legato a tutto ciò che si può realizzare a partire dalle capulane: gonne, canotte, vestitini, pantaloni, borsette, ma anche accessori come orecchini e bracciali, e così via.

Insomma, la capulana è un prodotto incredibilmente versatile ed economico (da uno a cinque euro al pezzo, a seconda della qualità), e non stupisce quindi che sia un “must” dei regali da fare ad una donna. Perché lei, sicuramente, saprà come farne buon uso.

ANNALISA ADDIS, CSAS – Centro Studi Africani in Sardegna