
Situato nel cuore del Bushveld sudafricano, il Parco Kruger (così chiamato in onore del leader boero Paul Kruger) si estende per 352 chilometri da nord a sud lungo il confine Mozambicano con una larghezza media di circa 60 chilometri. Creato nel 1902 con l’intento di proteggere gli animali da cacciatori di frodo, contrabbandieri d’avorio e agricoltori alla ricerca di nuovi terreni da sfruttare, il Parco, che aprì le porte al pubblico nel 1927, divenne ben presto un’importante attrazione turistica che oggi accoglie circa un milione di visitatori ogni anno.
Alla base di questo successo c’è probabilmente – a parte l’incredibile ricchezza faunistica e vegetale (147 specie di mammiferi, 500 specie di uccelli, 116 di rettili, 34 di anfibi, 49 di pesci, 457 tipi di alberi e arbusti, 1500 tipi di piante e innumerevoli insetti impertinenti e invadenti) – l’eccellente struttura ricettiva del Parco, che con i suoi alberghi, bungalow e campeggi distribuiti nei 26 “campi base”, offre una soluzione per tutti i gusti (e per tutte le tasche), con prezzi che variano da una decina di euro a notte per le sistemazioni più rustiche agli oltre 300 euro a notte per gli amanti del lusso e delle comodità anche nel mezzo della savana (più numerosi di quanto si possa immaginare).
Armati di chilometrici teleobiettivi, i visitatori si faranno ben presto contagiare dall’allegra frenesia di chi vuole a tutti i costi stanare e fotografare tutti i “Big Five” (il leone, il leopardo, l’elefante, il rinoceronte e il bufalo), che ignari di essere più famosi e ricercati degli sportivi che si contenderanno poco lontano la conquista della coppa del mondo di calcio, faranno di tutto (soprattutto i felini, gran dispettosi e arcinemici dei fotoamatori) per non farsi catturare (per fortuna solo sotto firma di pixel) da questi strani intrusi su quattro ruote. Certo, se poi avete veramente una fortuna sfacciata, potreste imbattervi in una scena spettacolare come quella immortalata nel video “Battle at Kruger”, che ha fruttato al suo autore ricchezza e fama internazionale.
Tuttavia, a prescindere dalla fortuna che avrete negli avvistamenti, la sensazione di trovarsi nel cuore di uno dei grandi santuari del mondo “selvaggio” – soprattutto nelle notti illuminate da una bianchissima Via Lattea e animate da rumori lontani e sconosciuti – non ha prezzo. Forse qualcuno, nel lasciare questo posto dove gli animali sono ancora gli indiscussi padroni (e c’è da scommettere che lo saranno ancora per molto), proverà una strana sensazione di nostalgia, da mitigare guardando qualche documentario e perché no, con un nuovo viaggio nel segno dell’avventura. Quando poi la creazione del Parco transfrontaliero del Grande Limpopo – che abbatterà le frontiere unendo il Parco Kruger al Parco nazionale del Limpopo del Mozambico e ai Parchi nazionali Gonarezhou, Manjinj e Malipati nello Zimbabwe, creando un’unica riserva naturale di circa 35.000 km² – sarà ultimata, il sogno di avere un parco naturale veramente Africano sarà finalmente realtà.
FILIPPO MENGA – Laureato in Scienze Politiche a Cagliari, ha lavorato presso istituzioni ed organizzazioni internazionali a Parigi, Bruxelles e Ashgabat (Turkmenistan). Si interessa, tra l’altro, di diritti umani, politiche energetiche e prevenzione dei conflitti.
Foto: Filippo Menga