22 MARZO 2011
Ancora un tè con gli amici, e poi tutti di corsa a casa prima che scocchi la mezzanotte. Non è la favola di Cenerentola, non ci sono carrozze che si trasformano in zucche, ma è il Cairo post-rivoluzione, i soldati chiudono le strade con l’inizio del coprifuoco, e le persone al volante premono sull’acceleratore per sfuggire ad un traffico che sembra quello dell’ora di punta. È difficile adattarsi ai nuovi ritmi, abituati come siamo alle giornate senza orario che facevamo durare fino ad una nuova alba, insonni come il Nilo. Ora bisogna tenere d’occhio l’orologio, accessorio superfluo al Cairo fino a qualche mese fa.
Anche a casa si continua a parlare del risultato del referendum, reso noto due giorni fa. Il “si” si è aggiudicato una maggioranza notevole, 77% contro il 23% dei no. Non è un buon esito per chi sperava di vedere un vero cambiamento, che portasse effettivamente ad un clima politico variegato.
Nella modifica dei nove articoli si può trovare qualche aspetto positivo, come la riduzione del mandato presidenziale a 4 anni, la possibilità di ricandidatura solo per due volte e la diminuzione di potere di controllo nei confronti dei cittadini da parte della sicurezza di stato. Allo stesso tempo, però, vengono imposte forti limitazioni nei criteri di eleggibilità del presidente, che dovrà essere cittadino egiziano, figlio di egiziani e sposato con un’egiziana. Queste modifiche, in ogni caso, non sono sufficienti per un cambiamento radicale verso la democrazia, dal momento che la costituzione attuale continua ad attribuire smisurati poteri al presidente della Repubblica, che ha autorità decisionale sul Parlamento, sull’esercito e sulle leggi, rimanendo di fatto l’esclusivo dirigente dello Stato, escludendo la possibilità di partecipazione fattiva del popolo. Il risultato del referendum conduce alle elezioni parlamentari a settembre di quest’anno, con successiva modifica della Costituzione da parte del neo Parlamento nei sei mesi seguenti, e relativo referendum, oltre che a elezioni presidenziali a seguito della formazione del nuovo Parlamento. Questo risultato favorisce evidentemente i gruppi politici attualmente più forti e meglio organizzati, Partito Nazionale e Fratelli Musulmani, i principali sostenitori del si al referendum. Non è dunque ingiustificato fare un collegamento tra la fretta con cui questi due partiti vogliono arrivare alle elezioni e il consenso di cui godono, al momento, da parte dell’opinione pubblica. La collaborazione tra partito nazionale e Fratellanza musulmana, che finora era solo ipotizzata, è stata confermata dal loro affiancamento ufficiale nel sostenere il si al referendum.
Il risultato di questa votazione riflette il comune pensare del popolo egiziano che, dopo la rivoluzione, sente il bisogno di tornare alla normalità, anche a discapito di un’evoluzione più democratica della situazione attuale.
Nonostante il risultato l’aspetto più importante di questa circostanza è la massiva affluenza alle urne, che si è protratta anche oltre l’orario previsto per la chiusura dei seggi. Il consiglio superiore delle forze armate ha fatto sapere che circa il 42% degli aventi diritto ha espresso il proprio voto in questa consultazione. Un punto di vista esterno potrebbe giudicare esiguo questo numero, ma bisogna tener presente che le percentuali di affluenza alle urne negli anni del regime di Mubarak non superavano in media il 15%, e si trattava di votazioni notoriamente truccate in partenza.
I cambiamenti sono avvenuti velocemente. Nello spazio di 18 giorni si è passati da una dittatura, in cui si subivano le decisioni prese dall’alto, al risveglio delle coscienze civili, in cui la responsabilità di costruire un futuro sta nelle mani di ogni cittadino. La confusione è inevitabile, come il desiderio che una trasformazione radicale avvenga in poco tempo, ma la metamorfosi è un processo lento, che richiede attenzione e impegno.
Ritrovo i colori della bandiera egiziana sugli alberi, nei negozi, ma soprattutto negli sguardi delle persone, ancora accesi dall’entusiasmo della rivoluzione.
LUCIA VERONICA GUSTATO – Laureata in Letterature e Culture Comparate presso l’Università L’Orientale di Napoli