In occasione dell’anniversario della fondazione dell’Organizzazione dell’Unità Africana del 1963, pubblichiamo la Dichiarazione Politica dell’Assemblea dei Capi di Stato e di Governo del 1973, che riveste ancora oggi un ruolo importante nel processo politico e sociale dell’intero continente africano.
Addis Abeba, 25 maggio 1973
Dichiarazione Politica dell’Assemblea dei Capi di Stato e di Governo dell’OUA
Noi, capi di Stato e di governo dei paesi africani indipendenti, riuniti ad Addis Abeba in Etiopia da 26 al 28 maggio 1973, in occasione del decimo anniversario dell’Organizzazione dell’Unità Africana, abbiamo solennemente deciso di esprimere la decisione seguente:
Dieci anni fa, in un clima di entusiasmo, di speranza e di fervore, il 25 maggio 1963, fu fondata la Organizzazione dell’Unità Africana. Al momento della costituzione di questa organizzazione continentale noi, capi di stato e di governo dei paesi africani indipendenti, abbiamo espresso la nostra fede incrollabile e la nostra determinazione a coordinare le nostre energie per il progresso dei popoli africani, per realizzare il loro benessere in un’Africa unita, pacifica e libera.
Avendo in mente i bisogni e le aspirazioni dei nostri popoli, ed in conformità con gli obiettivi ed i principi sanciti dal nostro Statuto, ci siamo solennemente impegnati a promuovere l’unità e la solidarietà fra i nostri Stati, a coordinare i nostri sforzi e ad intensificare la collaborazione al fine di assicurare ai nostri popoli condizioni di vita migliori. Ci siamo impegnati a rispettare la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza dei nostri Stati ed a comporre le nostre dispute con mezzi pacifici pere affrettare l’avvento di un’era di pace e di accordo fra i nostri Stati: tutti requisiti indispensabili di ogni progresso.
Abbiamo proclamato il nostro totale impegno per l’emancipazione di quelle zone del nostro continente ancora soggette all’occupazione e allo sfruttamento straniero, allo scopo di difendere la dignità dell’uomo. Per questa ragione abbiamo affermato la nostra decisione di eliminare dall’Africa ogni forma di colonialismo, di discriminazione e di oppressione razziale.
Abbiamo riaffermato la nostra fede nei principi dello statuto delle nazioni unite e nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ed abbiamo deciso di favorire la cooperazione internazionale coordinando le nostre azioni con quelle delle Nazioni Unite.
Allo scopo di contribuire ad allentare la tensione fra i gruppi, abbiamo sottoscritto la politica del non allineamento; e per dare un senso al nostro impegno, abbiamo espresso la nostra volontà di vedere l’africa libera da tutte le basi militari straniere e fuori delle alleanze militari e della corsa agli armamenti:
Per dieci anni abbiamo lavorato con pazienza e perseveranza per il raggiungimento di questi obiettivi che, ne siamo convinti, sono essenziali per la costituzione di un migliore ordinamento del mondo basato sulla giustizia, l’uguaglianza e la dignità umana.
In Africa ci siamo trovati di fronte alle gravi contraddizioni derivanti dal periodo coloniale, dai maneggi neocolonialisti e dagli ostacoli che l’imperialismo si sforza di innalzare fra i nostri stati. Ciononostante, guidati dal supremo interesse per i nostri popoli, siamo riusciti a risolvere, in un clima di autentico spirito africano le divergenze dovute alle situazioni storiche, e ci impegniamo a mantenere lo stesso spirito nel risolvere qualsiasi altro disaccordo che si possa verificare fra i nostri stati. Saremo uniti di fronte alle manovre dell’imperialismo tendenti a spezzare la nostra unità.
Abbiamo lavorato per promuovere la pace e la concordia fra i nostri Stati promuovendo un’azione di tipo collettivo a quelli di noi che sono rimasti vittime delle manovre sovversive del colonialismo e del neocolonialismo. Abbiamo anche dimostrato il nostro aiuto concreto a quegli Stati che hanno subito catastrofi naturali.
Alla luce del nostro profondo interesse per l’allarmante situazione del Medio Oriente – una situazione che costituisce una seria minaccia per l’indipendenza, la sicurezza e l’unità del continente africano – in conformità con la decisione del consiglio di Sicurezza n. 242, abbiamo sostenuto la Repubblica Araba d’Egitto e gli altri Paesi arabi nella loro legittima lotta per il recupero di tutti i loro territori. Abbiamo pertanto costituito un comitato composto da dieci capi di stato allo scopo di contribuire a trovare una soluzione al problema, contribuendo così alla difesa dei diritti legittimi del popolo palestinese. Conformemente alle responsabilità derivanti dai principi fondamentali dell’Organizzazione dell’Unità Africana e delle Nazioni Unite, continueremo a sostenere la repubblica Araba d’Egitto e gli altri Paesi arabi fino alla liberazione totale dei loro territori occupati in seguito all’aggressione israeliana del giugno 1967.
In campo internazionale, l’attiva partecipazione di un gran numero di Stati membri alle conferenze dei Paesi non allineati ha contribuito al consolidamento del fronte antimperialista e ha rafforzato le forze progressiste del mondo, aiutando così l’avvento di un’era di distensione internazionale.
Alle Nazioni Unite, per mezzo della cooperazione e dell’azione concreta, siamo riusciti ad adottare un punto di vista comune su vari temi politici e diplomatici. Sotto questo aspetto il gruppo africano ha esercitato una notevole influenza sulle decisioni relative ai problemi capitali della pace, la sicurezza, il progresso e l’autodeterminazione nel mondo.
Quanto ai problemi della decolonizzazione, a partire dalla costituzione della nostra organizzazione, abbiamo dedicato particolari attenzioni alla liberazione dell’africa. Dieci anni dopo, al momento di entrare in un nuovo decennio, dobbiamo comprendere per forza di cose che i paesi africani sono stati sottomessi negli anni passati, ed in realtà lo sono tuttora, alla più vile forma di colonialismo ed alla più vergognosa forma di oppressione. In questa occasione storica vogliamo riaffermare solennemente il nostro impegno assoluto e inequivocabile nella lotta contro il dominio coloniale e razziale del continente che è ancora la minaccia più grande all’unità africana. Questa linea politica, adottata nel 1963 in risposta alle legittime e profonde aspirazioni dei nostri popoli, non deve essere considerata come un’identità casuale o sentimentale di interessi, ma piuttosto come consapevolezza del destino comune di tutti i popoli del continente africano. Infatti uno dei fattori importanti nel consolidamento dell’indipendenza degli Stati africani è la lotta armata condotta dai popoli dei territori ancora soggetti al dominio coloniale e razziale. Le vittorie ottenute da questi Stati, dunque, oltre a rinforzare la loro indipendenza assicureranno la continuità della lotta di liberazione.
Nei dieci anni trascorsi, abbiamo avuto la consolazione di vedere alcuni Paesi raggiungere la loro indipendenza. Nei Paesi che si trovano ancora sotto il dominio razziale e coloniale, come l’angola, la Guinea-Bissau, capo verde, il Mozambico, il Sud Africa, la Namibia, la Rhodesia, le isole Comore, la cosiddetta Somalia francese (Gibuti), il cosiddetto Sahara spagnolo, le Canarie, le Seicelle, San Tomé e Principe, la situazione ha subito uno sviluppo positivo dal punto di vista politico e militare. In alcuni di questi paesi, Angola, Mozambico, Guinea Bissau e Isole del capo Verde, i popoli sono scesi in armi e con la forza delle armi hanno costretto il nemico ad abbandonare vaste zone, in cui è stato organizzato un modo più degno di vita. Vogliamo esprimere la nostra gioia per il consolidarsi di nuove strutture politiche, sociali, economiche e amministrative in queste vaste zone liberate che, in seguito ai successi militari, stanno a testimoniare la sovranità esercitata dai movimenti che conducono e guidano la lotta di quei Paesi.
Sia a livello di istituzioni nazionali, sia a livello di opinione pubblica mondiale, la giustizia della causa della liberazione nazionale ed i successi raggiunti hanno avuto la meglio sulla sfida ostinata lanciata dalle potenze coloniali. Ciò è stato dimostrato dalla affermazione di legittimità della lotta armata sostenuta dai movimenti di liberazione de dal riconoscimento che quei movimenti sono i rappresentati autentici dei popoli in lotta.
Ma mentre continua la lotta armata, si va facendo sempre più evidente che solo il massiccio aiuto degli alleati del colonialismo e del razzismo, specialmente da alcuni paesi della Nato, consente ai regimi razzisti-colonialisti del Portogallo, del Sud Africa e della Rhodesia di perpetuare il loro odioso dominio. Questo aiuto multiforme costituisce oggi la più grande barriera sulla via dell’indipendenza. A dispetto di questi aiuti massicci, i regimi coloniali e razzisti sono incapaci di arrestare la marea crescente della lotta armata per la liberazione nazionale, e sono obbligati a ricorrere a maneggi di ogni genere e a tentativi di divisione dei Paesi dominati: ne sono esempi la creazione di Bantustans e “l’africanizzazione” della guerra. Questi regimi, presi dal panico, ricorrono al genocidio, al bombardamento intensivo delle zone liberate, all’impiego di defolianti e di altri elementi chimici nocivi, all’internamento di migliaia di persone nei campi di concentramento, all’assassinio politico e alla aggressione economica e militare premeditata contro i Paesi africani confinanti con i territori che lottano per la libertà. Così, al livello delle organizzazioni internazionali, e particolarmente alle Nazioni Unite, proprio le attività di quei paesi che sfruttano i beni dei Paesi oppressi sono responsabili della incapacità delle Nazioni Unite a realizzare le proprie risoluzioni e le proprie decisioni.
Eppure, malgrado tutta questa ostilità che si manifesta verso i nosteri popoli, restiamo fiduciosi nella vittoria finale della lotta. Fedeli ai nostri principi, abbiamo espresso chiaramente i nostri fini e la nostra filosofia politica per un’era di armonia razziale, di giustizia sociale per la dignità e il rispetto dell’uomo in Africa. Abbiamo promosso missioni di amicizia allo scopo di influenzare le potenze che sostengono i nostri nemici perché desistano dall’aiutare regimi che perpetuano gli odiosi sistemi del colonialismo e dell’apartheid.
Di fronte alla durezza e all’intransigenza dei regimi coloniali e razziali da una parte, ed alla complicità di alcune potenze occidentali dall’altra, siamo giunti alla conclusione che per la liberazione del resto del nostro continente è necessario intensificare la lotta armata sostenuta dai movimenti di liberazione, come abbiamo già affermato nella Dichiarazione di Mogadiscio. Di conseguenza, siamo fermamente convinti, oggi più che mai, che la lotta armata è il fattore principale dello sforzo di liberazione. E vogliamo riaffermare, per conto di tutti i popoli africani, la nostra decisione a rafforzare gli aiuti morali e materiali alla lotta che i nostri fratelli conducono per i comuni ideali di giustizia, dignità e indipendenza.
Vogliamo inoltre riaffermare la nostra certezza che, per l’efficacia della lotta, i movimenti di liberazione devono creare fronti di azione comune contro il nemico comune.
Alla luce delle esperienze acquisite negli ultimi dieci anni, ed in vista dello spirito che ha improntato l’organizzazione dell’Unità Africana all’epoca della sua costituzione, è divenuta imperativa una più effettiva partecipazione ed associazione dei movimenti di liberazione alla ricerca collettiva di soluzioni per i problemi del nostro continente. Ci impegniamo a fornire tutto l’aiuto materiale, finanziario o altro, con l’intenzione di creare programmi costruttivi nelle zone liberate, ed in particolare nella Guinea Bissau, nell’Angola e nel Mozambico. Ci impegniamo anche a prendere nei nostri Stati le misure necessarie a mobilitare ulteriormente le masse, particolarmente i giovani e gli studenti, in modo da ispirare in loro una maggiore coscienza della lotta di liberazione.
Rendendoci conto del peso sopportato dagli Stati membri che si trovano ai confini dei territori ancora sotto dominazione straniera, riaffermiamo ancora una volta la nostra determinazione di aiutarli contro ogni forma di aggressione.
È con fierezza che rileviamo che la legittimità della lotta di liberazione è stata riconosciuta dalla comunità internazionale. Un riconoscimento che obbliga la comunità internazionale a sostenere un ruolo efficace nell’eliminazione dei flagelli del colonialismo e della segregazione razziale in Africa. Ci rivolgiamo dunque alla comunità internazionale per estendere ogni possibile aiuto morale e materiale a milioni di africani attraverso i loro movimenti di liberazione, in modo da metterli in grado di liberarsi dall’oppressione e dallo sfruttamento. La lotta per l’eliminazione delle ultime vestigia di colonialismo e di razzismo, di questi flagelli che costituiscono una minaccia costante contro la pace e la sicurezza nel mondo, è il più grande contributo dei popoli africani agli sforzi condotti dai popoli di tutto il mondo verso la giustizia, la libertà e la pace.
Alle soglie di un nuovo decennio, ripetiamo solennemente ancora una volta gli obiettivi e i principi affermati al momento della nascita della nostra Organizzazione, e proclamiamo la nostra determinazione a continuare nei nostri sforzi congiunti per realizzarli interamente.
A questo scopo abbiamo accettato la dichiarazione di Abidjan sui problemi economici e finanziari, giacché siamo convinti che la lotta per la liberazione del nostro continente è indissolubilmente legata allo sviluppo e al benessere dei nostri popoli.
Addis Abeba, 25 maggio 1973
(Politica Internazionale, n. 6-7 giugno-luglio 1973, pp. 63-65)